3584 - Monumento alla resistenza di Ancona al parco del Pincio

I.C. Novelli Natalucci – Il monumento rappresenta l’insieme dei valori unitari e antifascisti che hanno tenuto e tengono ancora unito il paese, realizzato in perpetua memoria dei Caduti della resistenza anconetana durante la seconda guerra mondiale. E’ un’opera di grande rigore ed efficacia realizzata in bronzo che rappresenta un uomo appeso per le braccia ad un ramo di un albero stilizzato a sembianze umane, con al lato opposto un uccello posato sul ramo. La scultura è opera di Pericle Fazzini, nato a Grottammare nel 1913 e morto a Roma nel 1987.

I.C. Scocchera – Il monumento alla Resistenza posto nella cornice del paesaggio naturale del Parco del Pincio, ha dato vita ad un luogo molto suggestivo. L’area occupata si estende per circa 3800 mq ed è caratterizzata da un dislivello di circa 13.50 m, tra la quota di via Circonvallazione (96.50 slm) e quella su via Vittorio Veneto (83.00 slm), dove un imponente cancello, opera scultorea dell’artista Giovanna Fiorenzi, segna l’ingresso.

Scuola Media Venerini – Monumento alla Resistenza che domina il Parco del Pincio già dai cancelli d’entrata artisticamente elaborati. Fa da fulcro centrale ad una complesso di 16 lastre commemorative a ricordo dei principali eventi bellici vissuti dalla città di Ancona dal 1922 al 1945.

NOTA STAFF-PIETRE: Questo complesso monumentale è stato censito dagli studenti dell’I.C. Novelli Natalucci, I.C. Scocchera, Scuola Media Venerini nell’ambito della prima edizione marchigiana del concorso “Esploratori della Memoria”.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Vittorio Veneto, zona Borgo Rodi
CAP:
60100
Latitudine:
43.6129554
Longitudine:
13.5190301

Informazioni

Luogo di collocazione:
La scultura è collocata all'interno del "Parco del Pincio" in un suggestivo punto panoramico sovrastante il cuore storico della città, nel quartiere di Borgo Rodi.
Data di collocazione:
17/10/1965
Materiali (Generico):
Bronzo, Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
L'opera è realizzata interamente in bronzo ed è stata posata sopra un basamento in cemento armato. Lungo un vialetto di accesso sono poste 16 lastre in ferro brunito con testi di Franco Antonicelli.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Ancona
Notizie e contestualizzazione storica:
Il progetto di ambientazione del Monumento alla Resistenza nel Parco del Pincio è stato realizzato nel 1965 dall'arch. Paola Salmoni di Ancona in collaborazione con l'architetto-paesaggista Gilberto Orioli di Cesena.
Per la collocazione della scultura di Pericle Fazzini, realizzata a perpetuo ricordo dei caduti della Resistenza anconitana, fu scelto un suggestivo punto panoramico sovrastante il cuore storico della città, nel quartiere di Borgo Rodi.
Il progetto, pensato per accogliere ed esaltare il monumento nella cornice del paesaggio naturale del Parco del Pincio, ha dato vita ad un luogo tutt'oggi molto suggestivo.
L'area occupata dal "Monumento alla Resistenza" si estende per circa 3.800 mq ed è caratterizzata da un dislivello di circa 13.50 m, tra la quota di via Circonvallazione (96.50 slm) e quella su via Vittorio Veneto (83.00 slm), dove un imponente cancello, opera scultorea dell'artista Giovanna Fiorenzi, segna l'ingresso all'area.
La sistemazione architettonica del Monumento si inserisce armonicamente nel paesaggio integrandosi con gli elementi storico-architettonici e ambientali preesistenti, come il Rivellino della fortificazione ottocentesca a nord e la pineta a sud.
Il progetto di ambientazione del Monumento è costituito di elementi semplici ed incisivi, caratteristica che si riflette anche nella scelta dei materiali:
• i setti e i gradoni di cemento a vista che scandiscono la salita
• le 16 lastre in ferro brunito che contengono i Memorials della Resistenza
• le piattaforme di sosta
• gli elementi arborei pensati come parte integrante dell’architettura.
Questi elementi si accostano e si sfrangiano, in un disegno equilibrato, sino a raggiungere la statua, lungo il suggestivo ‘percorso della memoria’, vero protagonista della composizione.
Il percorso, che partendo da via Veneto conduce al Monumento, è stato pensato come una successione di ‘pause’ poste a quote differenti; ad ognuna di esse corrisponde un momento di riflessione; si sviluppa lungo la massima pendenza attraverso gruppi di gradoni appoggiati al terreno, ed è ‘segnato’ da imponenti setti di cemento. Su alcuni di essi, in corrispondenza delle piattaforme di sosta, sono fissate 16 lastre in ferro brunito, che riportano, come sulle pagine di un libro perenne, la storia degli eventi della Resistenza della ‘gente anconitana’ dal 1922 al 1945.

Contenuti

Basamento del monumento

LA REPUBBLICA
SORTA DALLA RESISTENZA
SI GLORIA DELLA SUA ORIGINE

16° Tavola

ADATTANDO LA GUERRIGLIA ALLA DIFFICILE NATURA DEI NOSTRI LUOGHI E LA DIREZIONE DELLA LOTTA ALLE PARTICOLARI CONDIZIONI POLITICHE E MILITARI ESISTENTI IN TUTTA LA REGIONE, IL CONTRIBUTO ANCONITANO ALLA RESISTENZA È RISULTATO PREZIOSO SIA DAL PUNTO DI VISTA MATERIALE CHE DA QUELLO MORALE.

NON È SOLTANTO LA VITTORIA A CONTARE, MA ANCHE IL SUO PREZZO.

E LA LIBERAZIONE DELLE PICCOLE PATRIE E DELLA PATRIA GRANDE DAL NEMICO ESTERNO E INTERNO È STATA COMPRESA COME L’INIZIO DI PIÙ AMPIE LIBERAZIONI SOCIALI E UMANE. RIUNIFICATA L’ITALIA NEI COMUNI SENTIMENTI, NELLE COMUNI RAGIONI CIVILI, GLI ITALIANI HANNO STRETTO FRA LORO UN NUOVO PATTO, ISPIRATO DA TUTTE LE ESPERIENZE, DA ‘TUTTI I PROPOSITI E LE SPERANZE ACCUMULATE TRA IL 1922 E IL 1945.

15° Tavola

MA LA LIBERAZIONE NON È LONTANA. IL C.L.N. DELLE MARCHE HA OPERATO LA RIUNIFICAZIONE DI TUTTE LE FORZE COMBATTENTI, INCLUDENDOVI UFFICIALI DEL FRONTE MILIARE CLANDESTINO. GLI ALLEATI AVANZANO, AFFIANCATI DALLE FORMAZIONI DEL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE E DALLA VALOROSA BRIGATA MAIELLA. IL 9 LUGLIO 1944, CON UNA DELLE PIU’ DURE BATTAGLIE, VIENE LIBERATA FILOTTRANO DAI PARACADUTISTI DELLA NEMBO. PARTIGIANI E GAPPISTI INSIDIERANNO LA RITIRATA TEDESCA, IMPEDIRANNO CHE SIA FATTA TERRA BRUCIATA. IL 18 LUGLIO IN ANCONA COPERTA DI TRAGICHE MACERIE E PRIVA DI TUTTO ENTRA IL REGGIMENTO POLACCO “LANCERI DEI CARPAZI” E TROVA A RICEVERLO IL GOVERNO PROVVISORIO DELLA CITTÀ. CON LA LIBERAZIONE DI FABRIANO E SASSOFERRATO È SALVA FINALMENTE TUTTA LA PROVINCIA. TUTTI HANNO COMBATTUTO PER LA LIBERAZIONE DEI LORO PAESI. VOLONTARI ANCONETANI CONTINUANO LA LOTTA PER LA LIBERAZIONE DELL’ITALIA DEL NORD, INCORPORATI NEI GRUPPI DI COMBATTIMENTO, OLTRE IL SENIO, IN ALTRE REGIONI, MOLTI NE CADRANNO.

14° Tavola

IL SECONDO TEMPO DELLA GUERRA PARTIGIANA NEL NOSTRO TERRITORIO È IL PIU’ DURO. SI INTENSIFICA L’AZIONE REPRESSIVA DEI NAZIFASCISTI, SI SFOGA CON MAGGIORE BESTIALITÀ NEI MESI DI MARZO, APRILE E MAGGIO DEL ’44.

LO TESTIMONIANO I RASTRELLAMENTI ACCANITI E SOPRATTUTTO LA CRUDELE STRAGE DEI DIFENSORI DI MONTE S. ANGELO DI ARCEVIA. SOTTO LE MURA DI ARCEVIA LA POPOLAZIONE È COSTRETTA AD ASSISTERE ALLA FUCILAZIONE DI CINQUE PARTIGIANI.

MA LA LOTTA PARTIGIANA NON È SOLO DI DIFESA E DI SABOTAGGIO E RAPIDI COLPI DI MANO COMPIUTI CON RITMO CRESCENTE: A VALDIOLA, A FRONTALE SI SVILUPPA UNA VERA E PROPRIA BATTAGLIA CHE RIESCE VITTORIOSA PER I PARTIGIANI.

I NEMICI STESSI NE DEBBONO RICONOSCERE L’ABILITÀ E LA FORZA

13° Tavola

LA LOTTA È UNA IN TUTTO L’ANCONITANO E NELLE ALTRE TRE PROVINCE DELLE MARCHE.

RICORDARE UN MARTIRE, UN EROE, UN CAPO, UN UMILE COMBATTENTE, UNA STAFFETTA, UN GAPPISTA, È RICORDARNE ALTRI CENTO.

E RICORDARE TUTTI I PARTIGIANI DELLA NOSTRA TERRA È ANCHE RICORDARE QUEGLI ANCONITANI CHE HANNO DIFESO ALL’ESTERO LA LIBERTÀ DELL’EUROPA E QUEI VOLONTARI DI ALTRE REGIONI CHE HANNO COMBATTUTO E SONO CADUTI NELLE NOSTRE FILE, E I PARTIGIANI STRANIERI JUGOSLAVI, INGLESI, SOVIETICI, FRANCESI, AMERICANI, POLACCHI, SOMALI, E ABISSINI, NOTI E IGNOTI, CHE FURONO A FIANCO DEI NOSTRI, COSÌ DIMOSTRANDO CHE LA RESISTENZA NON DIVIDEVA UN POPOLO DALL’ALTRO, MA UN IDEALE DA UN ALTRO.

12° Tavola

“SOLO ORA COMINCIA LA NOSTRA GUERRA – HA SCRITTO A SUA MADRE IL TENENTE ACHILLE BARILATTI (POI FUCILATO: MEDAGLIA D’ORO ALLA MEMORIA) – ORA CHE SI COMBATTE PER LA NOSTRA PATRIA NON GIÀ PER UN’IDEA CHE NESSUNO SENTIVA”.

È UNA NUOVA GUERRA PER RICONQUISTARE UNA PATRIA.

LO SENTE L’OSCURO POPOLO CHE AIUTA I PARTIGIANI E DETESTA I LORO NEMICI, LO SENTONO ANCHE I CONTADINI, CHE PER LA PRIMA VOLTA NELLA NOSTRA STORIA NON RESTANO ASSENTI DALLA LOTTA PER LA LIBERTÀ, DALLA GUERRA SENZA COSCRIZIONI, E STANNO PER LA PARTE GIUSTA, CAPISCONO QUEL CHE DIFENDONO NELLA UNITÀ DEGLI INTERESSI E SONO ANCHE ESSI SACRIFICATI, COME, FRA I MOLTI, I SETTE DELLA FAMIGLIA MAZZARINI DI MONTE S. ANGELO DI ARCEVIA, I SEI DELLA FAMIGLIA LUCANTONI DI OFFAGNA E DI QUESTI UNA BIMBA DI UN ANNO.

11° Tavola

“COME LE RONDINI DI UN CONTINENTE, CHE LO STESSO GIORNO SI ACCORGONO CHE È GIUNTA L’ORA PER METTERSI IN VIAGGIO” – COSÌ ESPRIMERÀ PIERO CALAMANDREI LA COMMOZIONE E LO STUPORE PER L’IMPROVVISO E SIMULTANEO SORGERE DELLA RESISTENZA – ANCHE NELL’ANCONITANO ACCORSERO D’OGNI PARTE CIVILI E MILITARI, VECCHI E NUOVI ANTIFASCISTI, UOMINI E DONNE D’OGNI FEDE, VIGILI DEL FUOCO, DONATORI DI SANGUE, A PORTARE IL LORO CONTRIBUTO ALLA GUERRA DI LIBERAZIONE.

IN UN PRIMO TEMPO L’ATTIVITÀ È RIVOLTA A PROCACCIARSI LE ARMI, E CUSTODIRLE IN DEPOSITI, A SALVARE SOLDATI ITALIANI E PRIGIONIERI ALLEATI DALLA CACCIA TEDESCA, A SABOTARE IL LAVORO NELLE FABBRICHE, AD AIUTARE L’ORGANIZZAZIONE SANITARIA.

10° Tavola

LA STORIA DI ANCONA TRA IL 25 LUGLIO E L’8 SETTEMBRE FU COME PER TUTTA L’ITALIA LA STORIA DI UNA SPERANZA TRADITA.

DOVE LO SFACELO PAUROSO DELL’8 SETTEMBRE APRIRE LA VIA ALLA PIÙ DISPERATA DELLE SPERANZE: QUELLA DI RIPRENDERE IN PUGNO IL PROPRIO DESTINO, FIDANDO NELLA PIÙ ALTA DELLE CAUSE.

IL 13 SETTEMBRE ENTRARONO IN ANCONA I CARRI ARMATI TEDESCHI.

LA RESISTENZA COMINCIA SUBITO A ORGANIZZARSI. LA CONCENTRAZIONE ANTIFASCISTA SI TRASFORMA IN COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE, SORGONO GRUPPI DI AZIONE PATRIOTTICA, SI FORMANO LE PRIME BANDE, CHE DARANNO VITA ALLA GLORIOSA V BRIGATA GARIBALDI.

GUIDA DELLA LOTTA ARMATA È L’INGEGNERE GINO TOMMASI, CHE SARÀ FAMOSO COL NOME DI BATTAGLIA “ANNIBALE”. CATTURATO IN ANCONA NEL FEBBRAIO DEL ’44, PATIRÀ SEVIZIE, CARCERAZIONE, DEPORTAZIONE, E MORIRÀ DI SOFFERENZE A MATHAUSEN IL 5 MAGGIO 1945.

MEDAGLIA D’ORO ALLA MEMORIA.

9° Tavola

IL 25 LUGLIO DEL 1943 IL REGIME CROLLA, NON DIFESO, NON PUNTELLATO, NON RIMPIANTO PIU’ DA NESSUNO.

“UN GIORNO – AVEVA SCRITTO GIOVANNI AMENDOLA A FILIPPO TURATI – LA CAUSA DEI VINTI SARÀ LA CAUSA DEI VINCITORI.

I FIGLI E I NIPOTI BENEDIRANNO LA MEMORIA DI COLORO CHE NON DISPERARONO E CHE NEL FOLTO DELLA NOTTE PIÙ BUIA TESTIMONIARONO PER L’ESISTENZA DEL SOLE”.

8° Tavola

I NUOVI ARBITRII, LE NUOVE PERSECUZIONI, L’ALLEANZA CON LA GERMANIA HITLERIANA, L’OBBROBRIOSA CAMPAGNA RAZZIALE, LE MINACCE DI GUERRA E INFINE LA GUERRA CHE CI TOCCA DA VICINO SONO I PASSI FATALI DEL REGIME FASCISTA VERSO L’ABISSO. ANCHE L’ANTIFASCISMO ANCONITANO SI SCHIERA IN FORZE SEMPRE PIÙ NUMEROSE.

IMPEDISCE AI GIOVANI DI ACCETTARE LA MOBILITAZIONE “VOLONTARIA” NELLE MILIZIE FASCISTE, SPINGE LE DONNE A MANIFESTARE PER IL PANE E LA PACE, FORNISCE ALLE GALERE DEL REGIME NUOVI CORAGGIOSI CHE SI SONO GETTATI NELLA LOTTA.

L’IDEALE DELLA REPUBBLICA HA CONQUISTATO NUOVO TERRENO ANCHE PRESSO LA GIOVANE FORMAZIONE POLITICA DI “GIUSTIZIA E LIBERTÀ”

7° Tavola

LA GUERRA DI SPAGNA RIACCESE GLI ANIMI, RINSALDÒ LE SPERANZE DI CHI TEMEVA IL LETARGO DEI GIORNI RASSEGNATI E IL RUMORE FRASTORNANTE DELLE FACILI VITTORIE IN ABISSINIA. ACCORSERO IN DIFESA DELLA LIBERTÀ SPAGNOLA VOLONTARI DI ANCONA, DI JESI, DI FABRIANO, DI GENGA, DI SASSOFERRATO: QUATTRO NE CADDERO IN BATTAGLIA.

IL 1° MAGGIO DEL ’37 I MURI DI ANCONA FURONO STAMPIGLIATI DI PAROLE DI FUOCO CONTRO IL FASCISMO E IN OMAGGIO AL POPOLO SPAGNOLO, LA BANDIERA DEI LAVORATORI SVENTOLÒ IN PIAZZA QUATTRO NOVEMBRE COME UN SEGNALE DI LIBERTÀ.

6° Tavola

A CHE SERVE UNA VITTIMA? A QUESTO FREDDO CALCOLO DI TANTI AVEVA GIÀ RISPOSTO GIUSEPPE MAZZINI: “UN MARTIRE È GIÀ UNA VITTORIA”. LA RESISTENZA CONTINUÒ ANCHE SE LA VIGILANZA E L’OPPRESSIONE SI FECERO PIÙ RIGIDE ANCORA. UN OPERAIO MARCHIGIANO, CHE PATÌ DIECI ANNI FRA CARCERE E CONFINO E MORÌ A PONZA, SCRIVEVA DALLA PRIGIONE: “TUTTE QUESTE RESTRIZIONI FORSE È BENE PROVARLE PERCHÉ NON AVVILISCONO CHI HA FEDE MA AL CONTRARIO MI TEMPRANO NELLE IDEE, CHE TALI RESTANO PIÙ CHE MAI”. ERA IL PENSIERO DI TANTI. SCRIVEVA ANCHE: “LA PEGGIORE COSA SAREBBE QUELLA DI NON VOLER VEDER CIÒ CHE CHIARAMENTE SI DELINEA ALL’ORIZZONTE”. EGLI VEDEVA LA GUERRA, DALLA LONTANANZA DELL’ANNO ’32.

5° Tavola

LAURO DE BOSIS ERA POETA, FIGLIO DI POETA, DI FAMIGLIA ANCONITANA. EGLI CREÒ NEL 1928 UNA “ALLEANZA NAZIONALE”. ALLO SCOPO DI SVOLGERE UNA PROPAGANDA DI NOTIZIE VERITIERE, DI PERSUASIONI, DI INCITAMENTI, ANCHE SE IL SUO PROGRAMMA POLITICO ERA FONDATO SU INGENUE SPERANZE E SU FATALI DISTINZIONI, IL SUO TENTATIVO DI TENERE DESTO E VIGILE IL PENSIERO CONTRO IL FASCISMO CHE LO VOLEVA ANNIENTARE FU UN AMMIREVOLE ATTO DI CORAGGIO E DI FEDE. SCOPERTA LA SUA ORGANIZZAZIONE CLANDESTINA, IMPRIGIONATI ALCUNI SUOI COMPAGNI, EGLI, ASSENTE DALLA PATRIA, NON VOLLE SOTTRARSI ALLE SUE RESPONSABILITÀ E, BENCHÉ SOLO, ALL’IMPEGNO DI CONTINUARE LA LOTTA. IL 3 OTTOBRE 1931 ANDÒ A VOLARE DALLA COSTA FRANCESE NEL CIELO DI ROMA A SFIDA DELL’AVIAZIONE FASCISTA CHE FU COLTA DI SORPRESA. PENSAVA DEL PROPRIO DESTINO: “VARRÒ PIÙ MORTO CHE VIVO”. LANCIÒ MANIFESTINI DATATI “ANNO VII DAL DELITTO MATTEOTTI”. DICEVA AL RE: “DAL FONDO DELLA LORO DISPERAZIONE, QUARAN­TA MILIONI D’ITALIANI VI GUARDANO”. DICEVA AI CITTADINI, CON MAGGIORE INTUIZIONE DELLA REALTÀ: “ANCHE TU SEI RESPONSABILE CON LA TUA INERZIA”. SCOMPARVE IN MARE AL RITORNO, CADENDO DAL CIELO COME QUELL’INCARO CH’EGLI AVEVA CANTATO IN POESIA.

4° Tavola

L’ANTIFASCISMO NON È PIÙ SOLAMENTE UNA POSIZIONE POLITICA: È UNA DEFINIZIONE MORALE. PER QUESTO SORGE, NELLA NOSTRA TERRA COME OVUNQUE, UNA SPONTANEA RAGIONE DI SOLIDARIETÀ E UNITÀ TRA I VINTI DI TUTTI I PARTITI E DI TUTTE LE IDEOLOGIE. UNA LUCE DI FEDE SI FA STRADA ANCHE NEL BUIO PIÙ DISPERANTE. DON STURZO ESPRIME QUESTA CONVINZIONE: “PER NOI L’ATTUALE BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ È COME UN SECONDO RISORGIMENTO; HA LE SUE FASI E LE SUE DIFFICOLTÀ, E AVRÀ IL SUO EPILOGO: NON SAPPIAMO QUANDO NÉ COME, MA ABBIAMO FEDE CHE L’AVRÀ; NON PUÒ MANCARE, E L’EPILOGO SARÀ LA RICONQUISTA DELLA LIBERTÀ”. NON IMPORTA IL NUMERO DI QUANTI RESISTONO AL POTERE CHE SOFFOCA E UMILIA, NON CONTA IL SUCCESSO. DIRÀ LAURO DE BOSIS: “LA PROVA CHE IL POPOLO ITALIANO È IN GRANDISSIMA MAGGIORANZA ANTIFASCISTA NE È DATA DALLO STESSO REGIME, CON LA PAURA CHE ESSO MOSTRA AL MINIMO SUSSURRO E CON LA FEROCIA CON LA QUALE PUNISCE I MINIMI ACCENNI DI PENSIERO INDIPENDENTE”.

3° Tavola

SARANNO SCIOLTI CONSIGLI COMUNALI E PROVINCIALI, SARÀ IMBAVAGLIATA, NONOSTANTE LO SFORZO DEGLI OPPOSITORI, L’OPINIONE PUBBLICA CON LA RESA A DISCREZIONE DEL PARLAMENTO, LA SOPPRESSIONE DEI GIORNALI AVVERSARI, L’ELIMINAZIONE DEI PARTITI, IL BANDO AD OGNI ATTIVITÀ DEMOCRATICA, LA CACCIA AL SINGOLO CHE RESISTE.

COMINCERANNO LE FUGHE IN ESILIO E L’ESILIO IN PATRIA. COMINCERÀ IL SILENZIO CHE NEGA E ACCUSA IL NUOVO ORDINE. LA FINE DI ANTONIO GRAMSCI IN CARCERE SIGNIFICHERÀ L’EROISMO DELL’INTELLIGENZA CHE NON SI PIEGA ALLA VIOLENZA E AL DOLORE.

E NON SI SPEGNERANNO I FOCOLAI DI RESISTENZA AUDACE.

“UCCIDENDO MATTEOTTI – SCRIVERÀ CARLO ROSSELLI – MUSSOLINI HA INDICATO ALL’ANTIFASCISMO QUALI DEBBONO ESSERE LE SUE PREOCCUPAZIONI COSTANTI E SUPREME: IL CARATTERE, L’ANTI-RETORICA, L’AZIONE”.

2° Tavola

FURONO DEVASTATE SEDI DI PARTITI, DI SINDACATI, DI ASSOCIAZIONI, DI CIRCOLI, CASE PRIVATE, LUOGHI DI LAVORO, COLPITE PERSONE E FAMIGLIE, NON ERA CHE L’INIZIO. ARRIVATO AL POTERE MOSTRÒ IL FASCIMO IL SUO VERO VOLTO, DICHIARÒ LE SUE PRATICHE RAGIONI AVENDO ORMAI PERDUTE LE VAGHE E CONFUSE SPINTE IDEALI CHE IN ESSO ERANO CONFLUITE.

LA STORIA DELLA SUA DOMINAZIONE È SCRITTA IN OGNI DOCUMENTO SIN DAL PRIMO ANNO. GIACOMO MATTEOTTI L’HA SUGGELLATA NELLE SUE DENUNCE A VISO APERTO LA CONSEGNERÀ PER LA VENDETTA AL POPOLO ITALIANO NEL QUALE CREDEVA ANCONA E LA SUA PROVINCIA, COME LE ALTRE PROVINCE MARCHIGIANE, RIENTRANO COME VITTIME IN QUESTA STORIA COMUNE A TUTTA ITALIA.

NON C’ERANO STATE RAGIONI QUI NELLE MARCHE PER FAVORIRE IL FASCISMO; NON CE NE SARANNO PER ACCETTARLO, COSÌ ANCONA FU VINTA, MA NON CONQUISTATA.

1° Tavola

NELL’AGOSTO DEL 1922 ANCONA FU PRESA D’ASSALTO E OCCUPATA E TENUTA CON LE ARMI PER TRE MESI DA NUMEROSE SQUADRE FASCISTE CONVENUTE DA VARIE PARTI DI ITALIA COL PRETESTO DI SOFFOCARE UNO SCIOPERO DI LAVORATORI.

LA SPEDIZIONE E L’OCCUPAZIONE VIOLENTA E CRUDELE NON FURONO OSTACOLATE DAL POTERE LEGALE.

LA MARCIA SU ANCONA, RIVELANDO LA DEBOLEZZA DEL GOVERNO, INCORAGGIÒ LA MARCIA SU ROMA DELL’OTTOBRE.

CON LO SPIRITO RIBELLE E ARDIMENTOSO DIMOSTRATO DURANTE E DOPO IL RISORGIMENTO, SI DIFESE DA SÉ IL POPOLO DI ANCONA, QUASI INERME DI FRONTE A QUELL’AVVERSARIO AGGUERRITO E PROTETTO. SI BATTÉ NEI RIONI DELLA CITTÀ, AL PORTO, SUI COLLI, DAL CAMPANILE DI SAN GIOVANNI A CAPODIMONTE PER TRE GIORNI. POI SOPRAFFATTO SUBÌ LE PERSECUZIONI DI QUELLA COMPAGNIA DI VENTURA.

Simboli:
Il gruppo in bronzo di Fazzini rappresenta l’insieme dei valori unitari e antifascisti che hanno tenuto e tengono ancora unito il paese. E' un opera rigorosa ed efficace che non ha niente a che vedere con la tristezza funerea di certi monumenti, è un forte grido di libertà.

Scuola Media Venerini:
Il gruppo scultoreo rappresenta un partigiano che sorregge una figura astratta, la Repubblica Italiana, dalla quale sta per spiccare il volo una colomba.

Altro

Osservazioni personali:
NOTA STAFF-PIETRE: Questo complesso monumentale è stato censito dagli studenti dell'I.C. Novelli Natalucci, I.C. Scocchera, Scuola Media Venerini nell'ambito della prima edizione marchigiana del concorso Esploratori della Memoria.

Scuola Media Venerini:
Riportiamo un breve estratto delle parole dell'allora sindaco Claudio Salmoni, che il 17 ottobre 1965, inaugurò così l'opera: "Questo monumento deve essere ed è l'insegnamento ed il monito che le generazioni della Resistenza affidano a quelle che le seguono nella storia della Patria (...). E' il monito di quanto sacrificio, di quanto sangue e dolore costi la riconquista della pace e della democrazia, la vittoria dell'umanità sulle forze della distruzione e del male". Lo stato complessivo delle lastre, fatte salve solo poche di esse, non è affatto buono. Nella maggior dei casi esse presentano un'alterazione della superficie in bronzo stessa dovuta all'esposizione agli agenti atmosferici. Sono invece prodotto dell'inciviltà dei cittadini i graffiti fatti con bombolette spray che si notano in tante lastre del ciclo così come sono segno della noncuranza dell'amministrazione pubblica le tante erbacce che lambiscono le lastre e il non funzionamento di alcuni punti di illuminazione.

I.C. Novelli Natalucci:
Il monumento realizzato da Pericle Fazzini in bronzo è molto bello e significativo, dà proprio l'impressione della sofferenza dell'individuo legato per le braccia ad un albero triste e spoglio con un uccello appollaiato su di un ramo che sembra attendere la sua morte.
L'opera è intatta e ben conservata. Le 16 tavole del vialetto d'accesso spono state oggetto invece di vandalismo, numerosi graffiti e sfegi sulle iscrizioni che talvolta sono poco leggibili.

I.C. Scocchera:
La sistemazione architettonica del Monumento si inserisce armonicamente nel paesaggio integrandosi con gli elementi storico-architettonici e ambientali preesistenti, come il Rivellino della fortificazione ottocentesca a nord e la pineta a sud. Il progetto di ambientazione del Monumento è costituito di elementi semplici ed incisivi, caratteristica che si riflette anche nella scelta dei materiali:
i setti e i gradoni di cemento a vista che scandiscono la salita le lastre in ferro brunito che contengono i Memoriali della Resistenza gli elementi arborei pensati come parte integrante dell'architettura.
Questi elementi si accostano e si sfrangiano, in un disegno equilibrato, sino a raggiungere la statua, lungo il suggestivo ‘percorso della memoria, vero protagonista della composizione. Il percorso, che partendo da via Veneto conduce al Monumento, è stato pensato come una successione di pause poste a quote differenti; ad ognuna di esse corrisponde un momento di riflessione; si sviluppa lungo la massima pendenza attraverso gruppi di gradoni appoggiati al terreno, ed è segnato da imponenti setti di cemento. Su alcuni di essi, in corrispondenza delle piattaforme di sosta, sono fissate 16 lastre in ferro brunito, che riportano, come sulle pagine di un libro perenne, la storia degli eventi della Resistenza della gente anconitana dal 1922 al 1945. Tutta la composizione è sbilanciata verso la pineta rispetto al baluardo delle vecchie mura, da cui lo separa anche un grande prato.

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