Bologna, una statua per il parroco che salvò il santuario del Sacro Cuore bombardato in guerra

BOLOGNA – Il Santuario del Sacro Cuore di Bologna, voluto dal Card. Svampa all’inizio del secolo, è aperto al culto
nel 1912. Nel novembre del 1929 crollò la maestosa cupola. Nel 1930 giunge a Bologna il salesiano don Antonio Gavinelli. Proveniva da Rimini, dove era stato parroco e ricostruttore della parrocchia salesiana denominata: “una parrocchia per l’Europa” perché realizzata su quella che fu definita “una spiaggia per l’Europa”, perché nella stagione estiva vi confluiscono decine di migliaia di turisti italiani e stranieri, cattolici e di altre confessioni e frequentano quella diocesi.
La Parrocchia del Sacro Cuore venne affidata ai salesiani e don Antonio Gavinelli ne fu il primo parroco.
Le condizioni economiche del momento erano pressoché disastrose, don Gavinelli non aveva un soldo ma lo sorreggeva una fede profonda ed operosa: e fu il “ricostruttore” del Santuario. Il suo principio era di fare il bene, il meglio possibile, senza badare a spese. Quattro anni dopo, il 24 gennaio 1934 il capolavoro del Collamarini era già risorto e don Gavinelli poté ricollocare sulla ricostruita cupola la croce che era rimasta intatta dal crollo del 1929. Questo dinamico prete nel 1943, durante la 2° guerra mondiale osa criticare l’andamento delle operazioni
militari, scriverà: “le cose non vanno bene”. Il foglio arriva nelle mani di alti gerarchi fascisti di passaggio
per Bologna e don Gavinelli viene prelevato d’autorità e condannato a tre anni di confino.
Il 25 settembre 1943 il Santuario viene colpito da un furioso bombardamento aereo e gravissimi sono i danni.
Successivamente è colpito l’Istituto, ancora il Santuario, i laboratori, la casa delle suore. Quando alla metà del 1945 don Gavinelli può tornare dal confino alla sua Bologna, ritrova rovine, macerie e desolazione. Ma don Gavinelli non si scoraggia. Il 22 giugno 1947, il Santuario interamente restaurato, viene inaugurato per la terza volta. Intanto don Gavinelli nel dopoguerra ricostruisce i laboratori, amplia l’oratorio, consolida l’Istituto e, nel 1948, fa rifiorire dalle macerie l’orfanotrofio di Castel De’ Britti. Infine, prima di morire don Gavinelli porta quasi a termine i lavori di costruzione del grande tempio di San Giovanni Bosco in via Genova (poi via Beato Dal Monte) a Bologna.
A Don Gavinelli il 14 maggio, alle 11, nell’omonima piazza, sarà dedicata una statua, che costituisce il primo monumento di strada della città metropolitana. Il programma: Saranno presenti:
Virginio Merola, Sindaco;
Virginia Geri, assessore ai Lavori Pubblici; Manuela Mattei, Architetto dell’Ufficio tecnico
Per la Diocesi: Mons. Stefano Ottani, Vicario Generale
Per il Quartiere: Franco Cima, consigliere
don Gianni Danesi, Direttore Comunità Salesiana; don Antonio Rota, Parroco
L’artista: Prof. Luigi Enzo Mattei
Fonderia: Merighi Arte di Bologna
Banda Rossini, Bologna

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