148585 - Monumento ai Caduti della Brigata Gramsci a Berat – Albania

Monumento in cemento armato e pietra a forma di obelisco a base pentagonale a ricordo dei Caduti della Brigata Gramsci a Berat, in Albania. Il monumento poggia su un piedistallo circolare su tre livelli. Dalla base del monumento a forma pentagonale, partono cinque elementi a forma di stele di circa dieci metri di altezza che alla sommità si allargano per formare, ciascuno, un tronco di arco che reca sui due alti una stella a cinque punte. A circa tre metri di altezza le cinque steli sono collegate da un manufatto in pietra a forma cilindrica che reca la iscrizione e sculture raffiguranti volti di partigiani.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Berat
Indirizzo:
Rruga Mihal Komnena
CAP:
Latitudine:
40.711306
Longitudine:
19.946685

Informazioni

Luogo di collocazione:
Al centro di un quadrivio che della Rruga Mihal Komneini porta al castello di Berat
Data di collocazione:
Inizi anni Cinquanta
Materiali (Generico):
Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Manufatto in cemento armato con rivestimenti in pietra della base
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
La Brigata Gramsci (Albania) fu una formazione partigiana formata da militari italiani del Regio Esercito e popolazione albanese che operò dall'8 ottobre 1943 fino alla liberazione dell'Albania, collaborando con l'Esercito Albanese di Liberazione Nazionale. Dopo l'8 settembre 1943 molti militari della 41ª Divisione fanteria "Firenze", 53ª Divisione fanteria "Arezzo" e Divisione Perugia presenti in Albania non vollero arrendersi all'esercito nazista. L'8 ottobre 1943, in prossimità del fiume Erzen, trascinati da un leggendario fornaio di Terranuova Bracciolini, il sergente del 127º Reggimento Fanteria “Firenze” Terzilio Cardinali, Medaglia d'Oro al Valor Militare, si costituì con 170 soldati volontari il Battaglione Gramsci che si unì all'Esercito Albanese di Liberazione Nazionale.

I primi duri scontri con i tedeschi decimarono il Battaglione Gramsci ma i 40 sopravvissuti si rifugiarono nelle montagne e continuarono l'azione arruolando i soldati di due batterie del 41 artiglieria ed altri militari italiani e albanesi sbandati fino ad arrivare al 6 febbraio 1945 ad avere un organico di circa 2000 uomini. La formazione partigiana divenne una Brigata ed operò fino alla completa liberazione dell'Albania.

La Divisione Perugia
La Divisione Perugia, comandata dal generale Ernesto Chiminello, è situata, all'atto dell'armistizio, nel Kosovo. Fino ai primi giorni dell'ottobre 1943, i reparti si sottopongono a marce forzate nel tentativo di raggiungere e difendere i porti di imbarco sull'Adriatico, di volta in volta indicati dal comando supremo e frequentemente variati per l'impossibilità di approdo delle navi che dovrebbero rimpatriare le truppe. La marcia verso il mare, contrassegnata da continui scontri con i tedeschi, si conclude tragicamente a Porto Edda (Santi Quaranta, Sarandë), dove il generale Chiminello, catturato dai tedeschi, viene fucilato con il suo capo di stato maggiore, il maggiore Sergio Bernardelli, il 4 ottobre, in località Baia Limione. Analoga sorte tocca agli ufficiali che si sono opposti ai tedeschi: il 5 ottobre, tra Sarandë e Kuç, 120-130 di loro vengono mitragliati, zavorrati e poi buttati in mare.
Circa 170 militari della Perugia si salvano dalla cattura e, insieme a quelli di altre unità disperse, costituiscono il battaglione Antonio Gramsci, un'unità profondamente politicizzata, che partecipa alla difesa della cittadina di Berat e a numerose operazioni contro i tedeschi, compiendo sabotaggi, azioni di guerriglia etc. Trasformato, nel tempo, in brigata e poi in divisione, il Gramsci contribuisce liberazione di Tirana e vi può sfilare, al fianco dei partigiani albanesi, il 28 novembre 1944. Agli uomini del battaglione Gramsci viene concesso quindi l'onore di rientrare in Italia – un rimpatrio lento e prolungato, alla fine attuato grazie all'interessamento del sottosegretario alla Difesa, il comunista Mario Palermo – completamente armati, un privilegio raro per soldati già appartenenti a un esercito invasore. Enver Hoxha, comandante dell'esercito di liberazione albanese, poi capo del governo, saluta gli uomini del Gramsci esprimendo la gratitudine dei partigiani albanesi e dell'intero popolo di quello che era stato un paese occupato.

Contenuti

Iscrizioni:
LUFTIMEVE TE PERGJARSHME TE BRIGADESISE 7 TE S.
NE BASHKEVEPRIMME
FORCAT PARTIZANE TE
QARKUT TE BERATIT DHE
BATALIONIT
ANTONIO GRAMSHI
1943- 1944

IL SUCCESSO DEL COMBATTIMENTO
DELLA 7° BRIGATA
IN INTERAZIONE
CON FORZE PARTIGIANE
DISTRETTO DI BERAT
E BATTAGLIONE
ANTONIO GRAMSCI
1943- 1944
Simboli:
Stella a cinque punte

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Informazione non reperita

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