La Grande Guerra al forte di Rivoli

Dalla passione per la montagna a quella di collezionare reperti bellici e militari. Tanti da farne un museo che fra due anni, nel 2014, in occasione del centenario dello scoppio della prima guerra mondiale, diventerà una delle tappe in Veneto delle manifestazioni commemorative. Giuseppe Rama, 76 anni, è il «motore» del museo storico ospitato al forte di Rivoli, forte Wohlgemuth, dove, grazie alla disponibilità dell’amministrazione locale, ha depositato gran parte dei reperti rinvenuti in anni di escursioni tra la Presanella, l’Adamello, il Pasubio e teatri della Grande guerra. Giuseppe Rama, infermiere in pensione, scultore e pittore (è autore di tabernacoli, candelabri e altre opere che sono in giro per l’Italia e non solo), abita in via Quarto Ponte, al Saval. Iniziò ad andare per montagne «per far conoscere la bellezza della natura ai mieri figli», racconta. Tra loro Walter, che ereditò la passione per i reperti bellici, morto prematuramente nel 2004 a causa di un incidente con il paracadute, a soli 30 anni. A lui è dedicato il museo di Rivoli.

«Volevo far conoscere ai miei figli i luoghi dove si combattè la prima guerra mondiale», spiega Rama, «perchè i veri eroi di quel conflitto furono i soldati, pronti a morire appena saltavano fuori dalle trincee. Raccogliendo i reperti, nei luoghi più impervi, ho capito tante storie di ordinaria umanità e sofferenza. Una volta trovai un cappuccio di lana bucato, tutto appallottolato vicino a un pezzo d’ordigno. Forse era di un un giovane come erano i miei figli, venuto a morire tra i monti». Così, con passione e pazienza, Giuseppe Rama con l’aiuto di Walter ha messo insieme una collezione unica, con pezzi di ordigni, gavette, elmetti, capi d’abbigliamento militare. Tutto certificato dal Ministero della Difesa. A questi reperti si sono aggiunte le donazioni che negli anni hanno fatto lievitare la collezione del forte, la cui sistemazione è iniziata nel 2000 per essere inaugurato due anni dopo, con pezzi anche rarissimi, come un forno da campo utilizzato in Libia, armi, completi militari.

«Quando andavo in montagna nei luoghi della Grande guerra», racconta Giuseppe Rama, «non seguivamo i sentieri più comodi ma ci inoltravamo in luoghi impervi, poco battuti, armati solo di carte topografiche. L’abbiamo fatto per una quindicina d’anni, fermandoci anche a dormire fuori, tra i boschi, per tornare con gli zaini carichi. Ma la passione ci ripagava di ogni fatica. La soddisfazione più grande è stato quando in Val di Genova abbiamo trovato la ruota di una teleferica usata dall’esercito. Sapevamo che doveva esserci, dalle carte, ma era sepolta. Fu Walter che individuò nel terreno due spuntoni di ferro: era la stazione di partenza. Poi trovammo il resto».

Fonte dell'immagine: FONTE FOTO (non riguardante la mostra descritta nell'articolo)

Continua