231549 - Monumento a Guglielmo Olivotto – Fort Lawton, Seattle – U.S.A.

Monumento funerario posto dalla comunità italiana nel cimitero militare di Fort Lawton sulla tomba del soldato italiano Guglielmo Olivotto ucciso durante la sua prigionia.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Discovery Park Blvd.
CAP:
Latitudine:
47.66008511288
Longitudine:
-122.40555180898

Informazioni

Luogo di collocazione:
Ai margini del cimitero.
Data di collocazione:
1944
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Il monumento è costituito da una colonna spezzata di marmo che poggia su una base sulla quale è presente l'iscrizione in rilievo.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
U.S. Dept. of Veterans Affairs - National Cemetery Administration.
Notizie e contestualizzazione storica:
Olivotto Guglielmo nacque a Nervesa della Battaglia (TV) il 23 settembre 1911. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio in Africa. Dopo la resa in Tunisia nel maggio 1943 fu catturato dagli Alleati e trasferito come prigioniero di guerra a Fort Lawton – Seattle. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fu inquadrato nel 28th Italian Service Unit (ISU) della US Army (un reparto logistico composto di prigionieri Italiani che svolgeva vari lavori all’interno dell’installazione militare). La notte del 14 agosto 1944 fu oggetto di linciaggio da parte di elementi dell’esercito statunitense e fu rinvenuto impiccato all’interno di Fort Lawton. Il suo corpo fu seppellito nel cimitero militare di Fort Lawton e sulla sua tomba fu costruito un monumento donato dalla comunità italo-americana di Seattle.
A Fort Lawton erano presenti circa 600 soldati afro-americani, separati, com’era norma nell’esercito americano, dai militari bianchi e addetti a lavori faticosi e poco gratificanti. Queste unità erano in procinto di partire per il fronte. In un’area separata del forte erano alloggiati anche i cooperatori italiani della 28th ISU, una compagnia comandata dal capitano americano Francis Beckam e dal capitano italiano Ernesto Cellentani.
Il 14 agosto 1943, verso le 22.00, quattro soldati di colore USA ebbero uno scontro verbale con tre italiani che rientravano dalla libera uscita. Dopo le offese i quattro americani si gettarono contro di loro, uno impugnando un coltello. Un italiano colpì quello con il coltello con un pugno e lo atterrò, poi con gli altri due fuggì nella propria baracca.
Poco tempo dopo, parecchie decine di soldati americani diedero l'assalto alle baracche degli italiani colpendoli con bastoni, coltelli, asce, sassi. Il risultato dell’aggressione fu il ricovero in ospedale di 24 italiani, alcuni con ferite e fratture gravi, e di sei americani.
La cosa più grave fu il ritrovamento, il mattino seguente, di Guglielmo Olivotto, impiccato ad un albero, a poche centinaia di metri dalle baracche.
Il fatto fu considerato uno dei più tragici tra quelli registratisi nella seconda guerra mondiale sul suolo americano e provocò notevole preoccupazione nelle alte sfere militari del Pentagono.
Le indagini addebitarono la responsabilità dell’aggressione esclusivamente a un gruppo di soldati afro-americani. Nel novembre 1944 fu celebrato il processo che fu il più grande processo di corte marziale militare negli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Ben 44 militari afro-americani furono accusati di rivolta e 28 furono condannati per un totale di 200 anni di prigione. Nessuno fu condannato a morte per l’uccisione di Olivotto, perché non fu individuato l’esecutore materiale del delitto. Le condanne variarono da sei mesi a venticinque anni.
I fatti di Seattle ebbero vasta eco nella stampa degli Stati Uniti. Essa individuò i motivi dell’aggressione nell’astio di alcuni militari nei confronti dei prigionieri italiani, a loro avviso trattati troppo benevolmente. In particolare i soldati afro-americani erano risentiti perché i prigionieri italiani svolgevano lavori meno pesanti dei loro e inoltre potevano entrare in locali a loro vietati. Questo risentimento, alla vigilia dell’invio di quelle truppe di colore al fronte, sarebbe sfociato nell’attacco agli italiani. Il primo ottobre 1944, per evitare qualsiasi ulteriore problema, la 28th ISU fu trasferita da Fort Lawton al Mt. Rainier O.D., a Tacoma, sempre nello stato di Washington.
Recenti ricerche hanno gettato una nuova luce sui tragici avvenimenti di Fort Lawton. In particolare è stata messa in discussione la versione dei fatti fornita dall’Esercito. Secondo questa ricostruzione non si tenne conto di numerosi altri elementi: alcuni membri della polizia militare molestavano da giorni gli italiani e cercavano di coinvolgere i militari afro-americani; tra gli assalitori fu visto almeno un militare bianco che colpiva i prigionieri con un manganello da poliziotto; nonostante le richieste di aiuto fatte dai prigionieri, passò più di mezz’ora prima che la polizia militare intervenisse; non furono prese impronte e i locali furono riparati e ridipinti a tempo di record in ventiquattro ore; il generale Cooke, incaricato dell’inchiesta, si scandalizzò per il gran numero di evidenti bugie dette sotto giuramento dai poliziotti militari e dagli ufficiali a Fort Lawton. Sembra quindi che i militari si affrettarono ad attribuire tutta la responsabilità unicamente ai soldati afro-americani perché preoccupati del fatto che i giornali cominciavano a parlare di un ruolo svolto anche da soldati bianchi.
Sulla base anche di queste nuove informazioni quattro dei soldati condannati ancora in vita fecero ricorso contro la sentenza e nell’ottobre 2007 l’Army’s Board of Corrections of Military Records stabilì che i soldati processati per l’uccisione di Olivotto non avevano avuto un’equa possibilità di consultare i loro avvocati e le carte processuali e che dunque le loro condanne dovevano essere annullate.


Durante la seconda guerra mondiale, almeno 20.000 soldati erano permanentemente di stanza a Fort Lawton. Il sito vide transitare oltre 1 milione di militari essendo il secondo più grande porto di imbarco per le forze e il materiale statunitensi per il teatro di guerra nel Pacifico. Fort Lawton fu utilizzato anche come campo di prigionia per più di 1.000 tedeschi e per circa 5.000 italiani.
Il Fort Lawton Post Cemetery, disposto in 4 quadranti, ha una superficie di circa 1,5 ettari e si trova nella penisola di West Point a Seattle, tra Texas Way e Discovery Park Boulevard. Il cimitero contiene anche le tombe di due prigionieri di guerra della seconda guerra mondiale: oltre a Guglielmo Olivotto anche il soldato tedesco Albert Marquardt, che sono sepolti lungo il perimetro del cimitero.

Fonti:
- Flavio Giovanni Conti, Tesi: “I Prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti, 1942-1946” (Univ. Degli studi Roma Tre, a.a. 2010/2011)
- https://www.cem.va.gov/cems/nchp/ftlawtonpost.asp

Contenuti

Iscrizioni:
Sulla base del monumento (^):
SOLD ITAL
OLIVOTTO
GUGLIEAMO
23 OTTOBRE 1911
14 AGOSTO 1944
Simboli:
In rilievo sulla base c'è una piccola croce.

Altro

Osservazioni personali:
Crediti fotografici : JOE MABEL

(^)
Nella banca dati Ministero della Difesa (https://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI) risulta:
Olivotto Guglielmo nacque a Nervesa della Battaglia (TV) il 23 settembre 1911.

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