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264161 - Lapide ai bovesani caduti e dispersi nella seconda Guerra Mondiale – Boves (CN)

Sotto il portico del Municipio di Boves, la Municipalità ha posto una lapide a ricordo dei “FIGLI” bovesani caduti e dispersi sui vari fronti della Seconda Guerra Mondiale, 1940 – 1945.

La lapide è formata da sei lastre di marmo bianco per una lunghezza totale di circa 4,50 metri ed un’altezza di 1,50. Le sei lastre sono tenute insieme da due bordi, uno superiore ed un altro inferiore, fatti dello stesso marmo.

Le tre lastre di sinistra elencano i nomi dei militari nati a Boves e caduti su vari Fronti di Guerra, le tre di destra quelli dei caduti nella Guerra di Liberazione, nativi di Boves o non, ma lì caduti in vari ambiti, in azione o come vittime di rappresaglia.

Sotto lo stesso portico municipale sono presenti altre lastre, commemorative dei tragici eventi cui la città fu sottoposta all’inizio della Guerra di Liberazione, quando due efferati eccidi perlopiù di civili innocenti furono compiuti dalle SS il 19 settembre 1943 e poi tra il 31 dicembre 1943 ed il 3 gennaio 1944, e la città ed i borghi limitrofi vennero messi a ferro e fuoco. Tra questi, sono ricordate le Medaglie d’oro al Valor Militare ed al Valor Civile riconosciute alla città, e le medaglie d’oro al valor Militare assegnate a cittadini Bovesani che in quegli eventi furono trucidati (Don Giuseppe Bernardi ed Antonio Vassallo, che si prodigarono per il risparmio della città) ed al Capitano partigiano Ignazio Vian, che qui combatté contro le soverchianti forze nemiche. Questi ultimi tre sono anche riportati sulla lapide stessa.

In totale, la Lapide elenca 275 nomi, di cui: Fronti di Guerra 142 (Fronte Occidentale 5, Fronte Greco-Albanese 12, Fronte Africa Settentrionale ed Orientale 7, Lager Tedeschi 11, Fronte Russo 94, Fronti Vari 13), Fronte di Liberazione 133. Di questi ultimi, 23 caddero il 19 settembre 1943 e 49 tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944, durante i due eccidi sopra menzionati.

Rilevante è il numero (94) dei Bovesani caduti sul fronte Russo, cifra che rispecchia nell’ambito di una comunità di poche migliaia di anime (circa 8.000 nel 1940) la grande tragedia che fu la Campagna Italiana di Russia, e specialmente la ritirata, dell’ARMIR:  solo il Corpo degli Alpini, partito con 70.000 effettivi, ne perse il 60% (41 000 uomini). Degni di nota sono anche i soldati caduti nei Lager tedeschi, trattandosi evidentemente di militari che, dopo l’annuncio dell’Armistizio dell’Italia con le truppe alleate in risalita lungo lo “Stivale”, rifiutarono di passare dalla parte della Repubblica di Salò e così furono imprigionati e mandati a morire nei campi di sterminio in Germania.