Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Giuseppe Mazzini n. 5
- CAP:
- 12051
- Latitudine:
- 44.6979572
- Longitudine:
- 8.0335547
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Lato strada
- Data di collocazione:
- 26 Aprile 1946
- Materiali (Generico):
- Marmo, Altro
- Materiali (Dettaglio):
- Marmo per la lapide. Vernice di colore nero a riempimento dei caratteri che compongono l’epigrafe. Metallo per la struttura che sorregge la lapide.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Alba
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Dal volume di Ricciotti Lazzero “La Decima Mas. La compagnia di ventura del Principe nero”, Rizzoli editore, Milano 1984 pagg. 92/94 (l’inserimento delle note, salvo diversa indicazione, è mio).
Il “Barbarigo” (1) del comandante Bardelli (2) (…) e il “Sagittario” (3) di Beniamino Fumai si sono sistemati nell’ex filatoio e nel convitto dello stabilimento tessile “De Angeli Frua”, ad Agliè (To), dove un tempo, prima dell’armistizio, era di stanza il 6° Reggimento alpini. Agliè è un paese di pianura a quota 315 e la stazione ferroviaria (la linea secondaria Torino-Rivarolo-Cuorgnè-Pont Canavese) più vicina, a tre chilometri, è quella di Ozegna. Venerdì 8 Luglio il comandante Bardelli viene informato che il guardiamarina Gaetano Oneto, ufficiale d’amministrazione del Battaglione “Sagittario”, ha disertato con dieci marò armati. Ha portato con sé una notevole somma di denaro destinata alla paga del personale da lui dipendente e alla stazione di Ozegna sta facendo commercio, a suo personale vantaggio, del materiale appartenente all’amministrazione militare. Parte subito a bordo di un autocarro con un gruppo di marò del “Barbarigo” (…), rastrella la zona dove l’ufficiale dovrebbe trovarsi e occupa la piazza di Ozegna (4). Lui è in piazza, ma alla stazione, che si trova a circa duecento metri di distanza, nell’attesa del treno per Torino, oltre al guardiamarina anche i marò stanno vendendo armi e altri oggetti per disfarsene e procurarsi dei mezzi necessari a raggiungere le proprie famiglie. (…) Qualche partigiano del luogo interviene al negozio, naturalmente con lo scopo di intrattenere i fuggiaschi, già sapendo che un distaccamento di “matteottini”, avvertito, sta per arrivare.
La “volante” di “Piero Piero” (il comandante Piero Urati, un geometra di Torino) (5) rinforzata da due squadre della 6a GL del comandante “Bellandy” (6) è partita da Pont Canavese (To) su un’”Aprilia” e su un autocarro a carbonella per dare l’attacco al “Barbarigo” ad Agliè. Ma all’ingresso di Ozegna viene informata del traffico che si sta svolgendo alla stazione e dei movimenti del comandante Bardelli che si è mosso per recuperare i disertori. Gli uomini del “Barbarigo” (ufficiali e marò) sono circa una settantina, 25-30 i partigiani. I partigiani bloccano le tre strade di accesso alla piazza del paese e circondano sul piazzale della stazione i disertori che si arrendono immediatamente, mentre “Piero Piero” con alcuni dei suoi si fa avanti per parlamentare. Sono circa le quattro del pomeriggio. Che cosa si siano detti i due non lo sappiamo.
Una testimonianza (7) parla di un lungo discorso tra Bardelli e i partigiani. “L’atmosfera pareva distesa … e ben presto l’incontro assunse il carattere di un pacato e cordiale dialogo politico. I partigiani spiegavano ai marò della Decima perché avevano imbracciato le armi contro la RSI. Bardelli illustrava ai partigiani le ragioni che l’avevano spinto a schierarsi contro gli invasori angloamericani. La discussione si protrasse quasi 30 minuti … I capi partigiani chiesero allora di allontanarsi con l’impegno di tornare di lì a poco con un gruppo di prigionieri fascisti da loro detenuti in una località fuori Ozegna. Il comandate Bardelli si impegnò sul suo onore di liberare, non appena rientrato ad Ivrea (To), un pari numero di partigiani detenuti nelle carceri locali”.
L’automezzo con cui Bardelli è venuto da Agliè è da tempo circondato: non c’è via di scampo. Il comandante del “Barbarigo”, in segno di pacificazione, ha dato ordine a tutti di disinnescare i caricatori del loro mitra e personalmente ha estratto la pistola dalla fondina buttandola per terra davanti a sé. Ma i partigiani, che invece non hanno disinnescato le armi, stringono il cerchio intorno ai marò e agli ufficiali e puntano chiaramente a raccogliere le armi. Bardelli capisce di essere caduto in un’imboscata.
Un’altra testimonianza (8) riporta: “Ad un tratto Piero Piero, con la scusa di andare a consultarsi col suo comandante (!), si apposta dietro un albero dell’allea e intima la resa. Ma Bardelli risponde: ”. Uno della “volante” di “Piero Piero” ha in mano la “crava”, cioè il fucile mitragliatore. E’ un tipo deciso, passato per mille avventure, ha vent’anni. Preme il grilletto e gli spara in faccia venti colpi portandogli via con la raffica i denti e una parte della mascella. Il comandante del “Barbarigo” cade assieme ad altri nove ufficiali e marò (tenente di vascello Angelo Piccoli, tenente di fregata Salvatore Precocci, capo di terza classe Francesco Redentini, sottocapo Ottavio Gianoli, sergente Grosso Piero, marò Fiaschi Pietro, Bianchetti Fulvio, De Bernardinis Franco e Repetti Piero) (9) e rimane fino a notte sulla piazza del paese, vicino ai corpi di tre partigiani anch’essi morti, tra cui il sottotenente alpino Paolo Corino della 6a GL (10). Il partigiano che ha sparato con la “crava” gli porta via il pugnale per ricordo mentre un altro gli sfila il fischietto da arbitro (The Acme Referee-England) che tiene nel taschino sinistro della giacca legato a un cordoncino rosso e giallo che arriva alla spalla. Un altro partigiano , Elio Mattioda (“Pantera”), che poi sarà fucilato nel mese di Ottobre, nei pochi minuti trascorsi prima della sparatoria, è intanto riuscito a intrufolarsi fra i marò rubando il mitra dell’autista del camion, che aveva lasciato l’arma incustodita in cabina e la portiera aperta. Ci sono undici feriti tra gli uomini della Decima e vengono portati via da “Piero Piero” e piantonati nell’Ospedale di Pont Canavese, “ove ricevono assistenza e cure amorose: furono visitati dal nostri clero e poi scambiati in seguito con partigiani prigionieri. Il guardiamarina Gaetano Oneto del Sagittario passa con i ribelli delle Matteotti e con lui alcuni marò” (11). Nella piazza di Ozegna arrivano il comandante Borghese (12) ed altri ufficiali , tra cui il tenente Umberto Bertozzi. Bertozzi gli dice davanti a tutti: “Dammi carta bianca, ed io li faccio fuori tutti. E’ ora di finirla. Io li massacro tutti, comandante, li ammazzo tutti”. Il comandante gli risponde gelido: “Non fare il cretino. Siamo matti?”.
L’episodio è gravissimo, i ribelli si sono portati con loro un gruppo di marò che verranno scambiati soltanto in seguito. I cadaveri di Bardelli e degli altri, a cui i partigiani hanno tolto le armi e munizioni, sono caricati a notte su un carro agricolo sporco di paglia e di letame e portati via da qualcuno della popolazione (e il parroco di Ozegna qualche giorno dopo si lamenterà) che ha frugato nelle tasche asportando portafogli e sigarette. La tensione è fortissima, scatta l’allarme nella Decima, che si preparava a entrare a Pont Canavese. Le salme dei tre partigiani morti nello scontro di Ozegna vengono esposte il giorno successivo, domenica, in paese, nella sala della Croce Rossa del Municipio. I manifesti murali invitano i giovani ad arruolarsi nelle bande dei ribelli. Piove.”
• Paolo Corino (“tenente Traversa”), nato il 7 Novembre 1917 ad Alba, ivi residente in Via G. Mazzini; commerciante. Già sottotenente degli alpini, poi comandante di un Distaccamento partigiano della 1a Brigata GL “Domenico De Paolo”, 6a Divisione alpina GL “Canevesana”.
Dati biografici desunti dalla banca dati del partigianato piemontese consultabile sul sito dell’Istituto piemontese per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino (Istoreto) e da “Vite spezzate”, database dei Caduti della e nella provincia di Cuneo durante la II Guerra Mondiale consultabile nel sito dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo.
NOTE:
1. Nato con l’originario nome di “Maestrale”, il “Barbarigo” è uno dei tre Battaglioni che costituiscono il 1° Reggimento fanteria di marina “San Marco” della 1a Divisione “Decima”, meglio nota come “Decima Mas”. Gli altri erano il “Lupo” e il “Nuotatori Paracadutisti”.
2. Umberto Bardelli, nato l’11 Marzo 1908 a Livorno, capitano di corvetta. Primo comandante del “Barbarigo”, poi passato alla testa del 1° Rgt. fanteria di marina “S. Marco” fino alla morte.
3. Il Btg. “Sagittario”, unitamente al “Fulmine” ed al “Valanga”, costituivano il 2° Rgt. Fanteria di marina della 1a Div. “Decima”. Il capitano di corvetta Beniamino Fumai ne era il comandante.
4. Piazza Umberto I.
5. Piero Urati (“Piero Piero”), nato il 19 Maggio 1922 a Motta di Monselice (Pd) e deceduto il 5 Giugno 2011 a Venaria Reale (To). Figura controversa di partigiano, dopo i fatti di Ozegna diventò comandante della Div. Matteotti “Giorgio Davito” attiva nel Canavese.
6. Si tratta della 6a Div. alpina Giustizia e Libertà “Canavesana”, comandata dal tenente degli alpini Luigi Viano (“Bellandy”).
7. Tratta dal volume dell’ex combattente repubblicano, giornalista ed esponente del MSI Giorgio Pisanò “Storia delle Forze Armate della RSI”, citata in nota nel libro di Ricciotti Lazzero.
8. Tratta da “Agliè nei giorni della Resistenza”, ricerca/inchiesta a cura della Scuola media “C. Olivetti” di Agliè nel 35° Anniversario della Liberazione, Tipografia Vittorio Ferrario, 1978, citata in nota nel libro di Ricciotti Lazzero.
9. Nel volume di Marino Perissinotto “Duri a morire. Storia del Battaglione Bararigo 1943-1945”, Ermanno Albertelli Editore, Parma, 2001 (II edizione) l’elenco dei marò caduti è il seguente: sottotenente di vascello Salvatore Beccocci (del Btg. “Scirè”), marò allievo ufficiale Giovanni Biaghetti, marò Pietro Rapetti, capo di 3a classe Francesco Credentino, marò Franco De Bernardinis, marò Ottavio Gianolli, marò allievo ufficiale Pietro Fiaschi, sergente Piero Grosso (del Btg. “Sagittario”), marò Armando Masi ed il tenente di vascello Angelo Piccolo.
10. Oltre a Corino, è caduto il giovanissimo Giorgio Davito, nato il 13 Marzo 1928 a San Giorgio Canavese (To), che darà il nome alla Divisione Matteotti comandata da Urati. Dell’altro partigiano non sono riuscito a individuarne il nome. Nello scontro è rimasto ucciso anche il civile Francesco Vittone, nato il 1°Agosto 1905.
11. Quanto ad Oneto, caso unico in tutto il periodo della guerra di Liberazione, viene fucilato il 4 Settembre 1944 a Configlè di Pont Canavese da un plotone misto di partigiani e marò della Decima Mas.
12. Junio Valerio Borghese, nato ad Artena (Rm) il 6 Giugno 1906 e deceduto a Cadice (Spagna) il 26 Agosto 1974, celebre comandante della Decima Mas prima e dopo l’armistizio, quando passò a fianco dei tedeschi.
Contenuti
- Iscrizioni:
- ALLA GLORIOSA MEMORIA DI
CORINO TEN. PAOLO DI VINCENZO
CADUTO AD OZEGNA PER LA LIBERAZIONE
IL MUNICIPIO POSE
26 – IV – 1946
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Coordinate Google Maps: 44.6979572, 8.0335547