Questo libro sulle dodici battaglie dell'Isonzo non ha la pretesa di essere un'opera storica. Si è tentato semplicemente di ricordare l'uomo che fu protagonista e martire della tregedia di un impero morente, il soldato ignoto della guerra dell'Isonzo, che testimoniò con il proprio sangue il valore di un esercito, al quale il mondo non ha voluto rendere giustizia, perchè era più comodo vederlo in una luce falsa e liquidarlo con facili frasi fatte. Tutti hanno messo sempre su uno stesso piano l'esercito austroungarico e lo Stato che esso serviva. Le due strutture coesistettero, per un certo tempo, senza mai unirsi, l'una accanto all'altra. E da questa posizione antitetica derivarono, da un lato, le grandi gesta dei soldati, dall'altro, calcoli meschini e le critiche gratuite dei non combattenti, che fecero arrossire di vergogna tutti gli onesti che avevano conservato intatta la propria fede.