I voltagabbana sono una costante della storia nazionale. Dal Risorgimento, quando venivano accusati di vincere le guerre con i soldati degli altri, alla prima guerra mondiale, quando in nome del "sacro egoismo" a un certo punto ci trovammo a combattere a fianco delle due fazioni opposte, per scegliere infine quella vincente, rivolgendo le armi anche contro i tedeschi, nostri alleati da trent'anni. Mussolini, che voltò gabbana come interventista prima della Grande Guerra, si alleò con Hitler nella seconda. Alla caduta del fascismo, i voltagabbana furono milioni, molti furono gli intellettuali e artisti diventati all'improvviso antifascisti dopo aver orgogliosamente inneggiato al Duce fino al 25 Luglio. Nella Prima Repubblica molti furono i politici che cambiarono corrente piuttosto che partito. Tuttavia, il trionfo dei voltagabbana si è avuto nella Seconda Repubblica e all'alba della Terza. L'autore dipinge con il consueto stile incalzante un affresco del costume nazionale, rileggendo la storia e la cronaca sotto un'angolazione umanissima, anche se assai poco lusinghiera.