Grecia, chiesti i danni per la IIGM

BERLINO – A poche settimane dal rapporto della troika, la Grecia cerca di  migliorare il suo bilancio con una scorciatoia. Mentre i soci dell’Unione  Europea impongono al paese mediterraneo di risparmiare ulteriori 11,7 miliardi  per poter accedere al secondo salvataggio da 31 miliardi, Atene ha fatto sapere  lunedì che un modo ci sarebbe. L’idea è questa: reclamare ora alla Germania i  risarcimenti per i danni causati dalla Wehrmacht (forza di difesa)  nella seconda guerra mondiale, che, secondo la stampa greca, potrebbero arrivare  a 300 miliardi di euro. La proposta ha causato critiche e indignazione in  Germania.

Fino a due anni fa, poco prima dell’approvazione del primo pacchetto  di salvataggio, era stato messo tutto in chiaro, ancora una volta. Il  primo ministro greco, allora Giorgos Papandreu, lo aveva promesso in  un’intervista con la Frankfurter Allgemeine Zeitung. I risarcimenti,  aveva detto, «sono una questione aperta, ma assolutamente non un tema che  mettiamo in agenda, perché in questo momento abbiamo totalmente altre  priorità».

Le difficoltà di Atene non sono certo diminuite da allora.  Si stanno verificando in questi giorni le condizioni per poter consegnare al  governo la seconda tranche di aiuti. Senza di questa, il paese è destinato alla  bancarotta e forse, proprio come reclamano alcuni rappresentanti politici  tedeschi, all’uscita dalla zona euro. Il nuovo premier, il conservatore Antonis  Samaras, è stato due settimane fa in tour in Europa, chiedendo a Parigi e  Berlino più tempo. Ma gli è stato per ora negato.

La stampa greca diffonde immagini di Ángela Merkel vestita da nazista e delle folle che bruciano la bandiera europea. Il ministro di Finanza  greco, Christos Staikouras, ha fatto sapere ieri che una commissione del  parlamento composta da quattro persone sta verificando la possibilità di  chiedere risarcimenti a Berlino per le distruzioni e atrocità commesse durante  la spedizione dell’esercito di Hitler in Grecia. Già all’inizio di settembre,  Staikouras si era detto aperto a questa possibilità proprio dopo una richiesta  esplicita del partito di estrema destra Alba Dorata. Il risultato della  commissione potrebbe arrivare a fine anno.

«Da un punto di vista politico interno», sentenzia questa mattina il Financial Times Deutschland, «è una mossa comprensibile. Molti  greci vedono Berlino come responsabile delle dure condizioni di risparmio  imposte al paese. La richiesta di risarcimenti da parte della Germania è molto  popolare». La cifra ufficiale non è ancora stata comunicata dal ministero, ma la  stampa locale parla di 300 miliardi di euro. Una somma sufficiente a mettere una  toppa alla difficile situazione greca. Ciononostante, storici e governo tedesco  la vedono diversamente: i risarcimenti accordati sono stati pagati, ma non sono  mai arrivati ad Atene per una serie di negligenze del Governo.

Insomma la Germania ribatte con un’accusa, sempre la stessa. Secondo una ricostruzione di Heinz A. Richter, professore di storia  greca moderna, alla Grecia furono promessi innanzitutto 30.000 tonnellate di  beni industriali di vario genere. Le prime diecimila partirono nel 1950 dalla  Germania direte ad Atene su navi inglesi, ma non arrivarono mai a destinazione.  Il resto rimase ad arrugginire al porto di Amburgo, e fu solo in un secondo  momento venduto alla Gran Bretagna. Nel 1953 la Germania investì in Grecia 200  milioni di marchi tedeschi, una sorta di riparazione, secondo questo storico,  che non fu mai riconosciuta come tale. Il 18 Marzo 1960 Grecia e Germania si  misero d’accordo su un pagamento di 115 milioni di marchi per le vittime del  nazismo. Quest’ultimo pagamento era ancorato alla promessa di porre fine alle  petizioni di risarcimento individuali.

Quello che si questiona insomma non è la brutalità degli  eventi, come ricorda il quotidiano conservatore Die Welt, che  si è occupato in modo esteso della vicenda: «Tutti i governi federali tedeschi,  da Konrad Adenauer in poi hanno riconosciuto in modo molto chiaro che nel 1941  la Germania ha invaso la Grecia senza motivo», secondo quanto scrive oggi.  L’indignazione riguarda piuttosto il tempismo e la mancata fede alla parola  data. Staikouras da parte sua ha ricordato di fronte al Parlamento di Atene che  il paese non ha mai cambiato opinione riguardo ai risarcimenti, «la questione è  ancora aperta», ha detto ripetendo le parole di Papandreu.

La Grecia fu pesantemente penalizzata e lasciata indietro nei  negoziati riguardo alle riparazioni dopo la fine della seconda guerra  mondiale e la caduta del nazismo in Germania. Il risentimento riguardo agli  eventi di allora sommato al crescente antieuropeismo attuale, unisce in questa  richiesta tanto l’estrema destra come la sinistra oppositrice di Syriza, a cui  fa capo Alexis Tsipras.

L’opinione tedesca a riguardo oscilla tra l’indignazione e la  derisione. «Il tema delle riparazioni è stato chiuso ormai da decenni  secondo il diritto internazionale. La notizia dovrebbe essere arrivata anche ad  Atene», ha commentato Hans Michelbach, uno dei leader dei socialcristiani  bavaresi della CSU. Secondo Michelbach, la discussione è riprovevole nei  confronti dei cittadini, «perché l’amministrazione greca spreca così facendo  energie e personale necessari per la soluzione della crisi del debito pubblico». «Il danno è tutto della popolazione greca, visto che il governo non vuole  risolvere i problemi con la tenacia necessaria e conduce il paese allo sbando», ha aggiunto.

Sempre Die Welt descrive come «un’assurdità» le  richieste della Grecia e ricorda che il paese riconobbe nel 1990 «il trattato  sullo stato finale della Germania» (in tedesco il Zwei-plus-Vier-Vertrag), che tra le altre cose doveva porre fine alle  enormi richieste di risarcimenti da parte degli stati. Ma anche tralasciando  l’accordo, secondo questa pubblicazione sarebbero 70 i miliardi effettivamente  dovuti al paese, e non i 300 con cui si specula ora ad Atene.

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