260427 - Cippo dedicato al partigiano Giovanni Grosso – Peveragno (CN)

Cippo in memoria del partigiano Giovanni Grosso. Scolpito nel granito, ha la forma di una colonna spezzata, ed è avvolto da una spira di edera. Tra uno e l’altro dei giri è incisa la scritta dedicatoria “Colpito dal piombo nazi-fascista qui cadde il 10-1-44 Grosso Giovanni d’anni 38”.

Il nome di Giovanni Grosso è riportato sulla lapide in Piazza XXX Martiri, a Peveragno, dedicata “AI PEVERAGNESI TRUCIDATI DAI NAZIFASCISTI”, tra le vittime che trovarono la morte in Peveragno il 10-1-1944 nel cosiddetto eccidio della Paschetta. L’eccidio di Peveragno, o eccidio della Paschetta, è stata una strage nazista perpetrata il 10 gennaio 1944 a Peveragno, in provincia di Cuneo. Nel corso del massacro, compiuto dalle truppe tedesche, troveranno la morte 30 civili inermi. Pietre della Memoria, 260556 – Lapide ai “Peveragnesi trucidati dai nazifascisti” – Peveragno (CN)

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Vittorio Veneto, 33, Peveragno (CN)
CAP:
12016
Latitudine:
44.328157510791
Longitudine:
7.6195269865082

Informazioni

Luogo di collocazione:
Collocata a terra, tra i platani lungo un viale alberato
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Pietra
Materiali (Dettaglio):
Il cippo è scolpito in un unico pezzo di granito bianco-grigio. La scritta incisa è di colore nero.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Il nome di Giovanni Grosso è riportato sulla lapide in Piazza XXX Martiri, a Peveragno, dedicata “AI PEVERAGNESI TRUCIDATI DAI NAZIFASCISTI”, tra le vittime che trovarono la morte in Peveragno il 10-1-1944 nel cosiddetto eccidio della Paschetta.
Il 10 gennaio, un lunedì, giorno di mercato a Peveragno, alle ore 10 arriva improvvisamente un reparto tedesco motorizzato, di cui una parte cospicua prosegue verso Chiusa Pesio e la sua valle. Non si sa bene qual è la causa delle puntate in quelle zone, ma si pensa ragionevolmente che l’azione facesse parte del ciclo di rastrellamenti delle Alpi cuneesi e una conseguente “pulizia” antipartigiana dopo il grande rastrellamento della contigua Boves di fine 1943 e inizio 1944. I testimoni parlano anche di spie che avrebbero indicato Peveragno come ricettacolo di partigiani. Sta di fatto che per le strade del paese, ma anche nelle frazioni sciamarono i tedeschi sparando ad ogni uomo che tentasse la fuga e per molti altri (19) ci fu una vera e propria fucilazione in piazza Paschetta. Furono incendiate almeno 5 abitazioni. L’azione ebbe certamente un effetto terroristico su una popolazione di poveri contadini. Infatti, quasi tutti i morti di questo eccidio furano contadini, non militari o partigiani.
Le ragioni che spinsero i tedeschi a compiere il massacro non sono mai state del tutto appurate. Tra la fine di dicembre 1943 ed i primi giorni di gennaio 1944 i tedeschi, supportati dagli alleati fascisti, compirono diverse stragi nel cuneese, come il secondo eccidio di Boves, quello di Villar Bagnolo o quello di Ceretto. L'obiettivo di tutti questi massacri non era tanto l'eliminazione fisica dei partigiani, quanto il perseguimento di una politica di terrore nei confronti della popolazione e di conseguente terra bruciata nei confronti della Resistenza locale. Una delle cause potrebbe essere stata l'uccisione di tre soldati tedeschi nelle campagne tra Boves e Peveragno.
Nel 2005 il comune di Peveragno fu insignito della medaglia d'argento al valor civile per la strage del 10 gennaio 1944. La piazza dove si verificò l'eccidio fu ribattezzata piazza XXX Martiri.

Contenuti

Iscrizioni:
COLPITO
DAL PIOMBO
NAZI-FASCISTA
QUI CADDE IL 10-1-44
GROSSO GIOVANNI
D’ANNI 38
UNA PRECE
Simboli:
Una Croce sovrasta la scritta sul cippo, simbolo della fede Cristiana.
La forma del cippo è quella di una colonna spezzata, a significare l'interruzione della vita del Partigiano.
La colonna, che ancora poggia sulla sua base, è circondata da spire di edera, simbolo di stabilità e forza. La sua persistenza e tenacia indicano che l'ideale di chi, proprio per quell'ideale di libertà, ha perso la vita sarà imperituro nel tempo e continuerà a mettere forti radici.

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