227662 - Lapide a Velio Zandanel e Giacinto Bianchi a Noaia – Lorenzago di Cadore (BL)

La lapide in marmo, dedicata a Velio Zandanel e Giacinto Bianchi, trucidati dai nazisti, si trova sul lato sinistro della SS Carnica in direzione Lorenzago di Cadore, poco prima del ponte che sovrasta il fiume Piova.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Località Noaia
Indirizzo:
SS52, 32040 Lorenzago di Cadore BL, Italia
CAP:
32042
Latitudine:
46.48803611678
Longitudine:
12.467674615814

Informazioni

Luogo di collocazione:
A lato strada, al di sopra del muro di contenimento.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
La lapide è in marmo.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Familiari delle vittime
Notizie e contestualizzazione storica:
La Resistenza in Cadore venne pianificata nel 1944, quando il veneziano Alessandro Gallo "Garbin" fu incaricato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Belluno, responsabile dell’organizzazione della Resistenza in provincia, di organizzare militarmente la zona cadorina. Il 25 aprile del 1944 si formò il primo gruppo partigiano, inizialmente composto da sei cadorini con a capo "Garbin", che decise di salire in montagna, presso l'attuale rifugio Tita Barba. Nei mesi successivi si sarebbe ampliato costituendo la Brigata Calvi, formata da tre Battaglioni: Striss, Cadore e Oberdan. Dal mese di maggio i Partigiani erano in attesa di un primo lancio di armi, viveri e vestiario da parte degli Alleati presso la Val de Palù sul Passo della Mauria. Il luogo sarebbe stato segnalato al momento opportuno con tre fuochi, dopo la comunicazione dell'arrivo dell'aereo attraverso il messaggio segreto "Bracciano è un lago", che doveva venire trasmesso su 'Radio Italia Libera'. Questo avvenne tra il 12 e il 13 giugno e gli uomini preposti salirono immediatamente verso il Passo, sentirono il rombo dell'aereo e accesero le cataste ma il paracadute non si vide. Il lancio era finito sul versante carnico del passo, presso la Val di Rave e i colli dovevano essere recuperati. Gli autisti Velio Zandanel e Giacinto Bianchi trasportarono nel cassone, basso e senza alcuna copertura, di un camion della ditta 'Ciotti' di Nebbiù di Cadore, i partigiani, tra cui "Max", "Stris", "Tom", "Brusco" e "Linda". Quando passarono a Lorenzago di Cadore vennero visti e riconosciuti sia da alcuni tedeschi alla finestra della gendarmeria, anche perché indossavano gli inconfondibili fazzoletti rossi al collo e detenevano una mitragliatrice e altre armi, sia dai Carabinieri, perché obbligarono il comandante del posto di blocco a sollevare la stanga in località 'Ramaiò'. Giunti nel luogo del recupero del materiale venne sconsigliato agli autisti di ritornare verso il Centro Cadore subito o per lo meno senza il mezzo di trasporto, che poteva essere intanto nascosto in qualche strettoia, ma questo non avvenne e persero la vita nella cabina del camion, trucidati dai tedeschi.
Nel frattempo, la notte tra il 13 e il 14 giugno, i partigiani impegnati sul Mauria avevano cercato un posto più sicuro per occultare il materiale paracadutato dagli alleati.
La mattina del 14 giugno i partigiani sentirono sopraggiungere due camion tedeschi e si prepararono al combattimento. Una volta che i nemici furono a tiro aprirono il fuoco, anche utilizzando le armi appena recuperate dai colli alleati. Lo scontro fu cruento e i partigiani combatterono con vigore, ma prevalsero i tedeschi che avevano posizionato una mitragliatrice sulla strada del Miaron e dei tiratori scelti. I partigiani colpiti furono: Renato Frescura "Max", Giuseppe Gandin "Stris" e Arrigo Papazzoni "Linda", mentre il comelicese Pio Peis Sparin "Brusco" venne colpito mortalmente alla gola. Viste le perdite, il Comandante Giampaolo Gallo "Paolo" decise di mettere in atto la ritirata. I partigiani fuggirono lungo la valle del Piova, portando con loro "Brusco”, gravemente ferito. Passarono la notte a Piniè e poi cercarono riparo verso Pian dei Buoi.

Contenuti

Iscrizioni:
IL 14 GIUGNO 1944
CADDERO PER LA LIBERTA'
D'ITALIA
ZANDANEL VELIO
DI PERAROLO
BIANCHI GIACINTO
DI CIBIANA
Simboli:
Una croce di fianco alla scritta.

Altro

Osservazioni personali:
Velio Zandanel e Giacinto Bianchi caddero vittime di un'imboscata tedesca. Vennero uccisi con colpi di mitra e bombe a mano, i loro corpi, portati dagli stessi tedeschi nella chiesetta del cimitero di Lorenzago di Cadore , furono ricomposti da Don Sesto Da Pra con l'aiuto di alcune donne del paese.

Ludwig Karl Ratschiller "Ludi", protagonista dei fatti del Mauria, così ricorda il tragico evento nella sua autobiografia "Il Compagno 'Ludi', autobiografia di un partigiano": "Arrivammo a destinazione prima che facesse buio. Ai compagni che ci attendevano raccontammo dei pericoli dai quali eravamo scappati indenni. Ai due conducenti fu caldamente consigliato di non far ritorno col veicolo quella sera stessa. Sarebbe stato più opportuno nasconderlo, magari un po' distante verso Forni di Sopra, e far ritorno a casa a piedi per vie non controllate. Purtroppo essi non acconsentirono. Erano sicuri di non avere guai perché in fin dei conti non avevano nulla a che fare con i partigiani. Come apprendemmo giorni dopo, essi raggiunsero il paese, ove sembra che si siano fermati un po' a rifocillarsi per poi proseguire ed incontrare quella atroce morte in una imboscata tesa da una ronda (Streifwache) tedesca sul ponte della Piova alle 2 del mattino. Furono i primi a morire in quel luttuoso giorno del 14 giugno '44. Nel luogo li ricorda una lapide. La loro morte mi pose alcune domande: Come avranno fatto, al ritorno, i due a passare la "stanga di Ramaiò"? Rimaneva aperta durante la notte e non controllata? Oppure, quella notte venne tenuta ingannevolmente alzata affinché il camion, col suo presunto carico di partigiani sulla via del ritorno, cadesse nella premeditata e micidiale trappola?"

Velio Zandanel era nato a Perarolo di Cadore il 24 luglio 1922, faceva l'autista ed era celibe.

Giacinto Bianchi era nato a Cibiana di Cadore il 4 giugno 1901.

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