Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Montani, 7
- CAP:
- 63900
- Latitudine:
- 43.16101
- Longitudine:
- 13.709417
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- La lapide è collocata sulla facciata anteriore dell'Istituto, a sinistra del portone d'ingresso principale
- Data di collocazione:
- Primo dopoguerra
- Materiali (Generico):
- Bronzo, Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- La lastra in bronzo è decorata con bassorilievi posti ai lati del testo del proclama, raffiguranti simboli legati alla Grande Guerra; nel marmo sono incisi i nomi dei caduti; altre guarnizioni bronzee relative all'Istituto Montani e all'istruzione in esso impartita, delimitano la parte inferiore della lapide.
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- Istituto Tecnicotecnologico G. e M. Montani
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Presumibilmente la lastra bronzea è stata prodotta nelle officine dell'Istituto Montani, rinomato per tali lavori; la scelta del testo,fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico ed esposto in tutte le caserme e i municipi d'Italia subito dopo la battaglia di Vittorio Veneto, sembra voler mettere in risalto il contributo determinante dei giovani caduti alla gloriosa vittoria.
D'altra parte, tra i nomi dei caduti figurano personaggi di spicco per la storia della nostra terra e dell'intero Paese, quali Filippo Corridoni, Dante Zeppilli, Costante Garibaldi,Mario Tarli, per citarne qualcuno.
Con i fregi che decorano la parte inferiore della lapide, tutti rimandanti alla simbologia propria dell'Istituto Montani, si è evidenziata, invece,la volontà di mantenere imperituro il legame tra la scuola e i giovani che sono stati da essa formati non solo professionalmente ma anche civilmente.
Contenuti
- Iscrizioni:
- COMANDO SUPREMO
4 NOVEMBRE 1918
LA GUERRA CONTRO L'AUSTRIA-UNGHERIA CHE, SOTTO L'ALTA GUIDA DI S.M. IL RE, DUCE SUPREMO,
L'ESERCITO ITALIANO, INFERIORE PER NUMERO E PER MEZZI, INIZIÒ IL 24 MAGGIO 1915 E CON FEDE INCROLLA-
BILE E TENACE VALORE CONDUSSE ININTERROTTA ED ASPRISSIMA PER 41 MESI, È VINTA.
LA GIGANTESCA BATTAGLIA INGAGGIATA IL 24 DELLO SCORSO OTTOBRE ED ALLA QUALE PRENDEVA-
NO PARTE 51 DIVISIONI ITALIANE, 3 BRITANNICHE, 2 FRANCESI, 1 CZECO SLOVACCA ED 1 REGGIMENTO
AMERICANO, CONTRO 73 DIVISIONI AUSTROUNGARICHE, È FINITA.
LA FULMINEA E ARDITISSIMA AVANZATA DEL 25° CORPO D'ARMATA SU TRENTO, SBARRANDO LE
VIE DELLA RITIRATA ALLE ARMATE NEMICHE DEL TRENTINO, TRAVOLTE AD OCCIDENTE DALLE TRUPPE
DELLA 7^ ARMATA E AD ORIENTE DA QUELLE DELLA 1^, 6^ E 4^, HA DETERMINATO IERI LO SFACELO TOTALE
DEL FRONTE AVVERSARIO.
DAL BRENTA AL TORRE L'IRRESISTIBILE SLANCIO DELLA 12^, DELL’8^, DELLA 10^ ARMATA E DEL
LE DIVISIONI DI CAVALLERIA, RICACCIA SEMPRE PIÙ INDIETRO IL NEMICO FUGGENTE.
NELLA PIANURA, S.A.R. IL DUCA D'AOSTA AVANZA RAPIDAMENTE ALLA TESTA DELLA SUA
INVITTA 3^ ARMATA, ANELANTE DI RITORNARE SULLE POSIZIONI DA ESSA GIÀ VITTORIOSAMENTE CON-
QUISTATE, CHE MAI AVEVA PERDUTE.
L'ESERCITO AUSTRO-UNGARICO È ANNIENTATO: ESSO HA SUBITO PERDITE GRAVISSIME NEL-
L'ACCANITA RESISTENZA DEI PRIMI GIORNI E NELL'INSEGUIMENTO HA PERDUTO QUAN-
TITÀ INGENTISSIME DI MATERIALE DI OGNI SORTA E PRESSOCHÉ PER INTERO I SUOI MAGAZZI-
NI E I DEPOSITI. HA LASCIATO FINORA NELLE NOSTRE MANI CIRCA TRECENTOMILA PRIGIONIERI
CON INTERI STATI MAGGIORI E NON MENO DI CINQUEMILA CANNONI.
I RESTI DI QUELLO CHE FU UNO DEI PIÙ POTENTI ESERCITI DEL MONDO RISALGONO IN DISOR-
DINE E SENZA SPERANZA LE VALLI CHE AVEVANO DISCESE CON ORGOGLIOSA SICUREZZA.
A. Diaz
DAI CAMPI FECONDI DELL’INDUSTRIA
VOLASTE AL CAMPO DI BATTAGLIA ALL’APPELLO DELLA PATRIA
IMMOLANDO SPERANZE GIOVENTU’ VITA
GLORIOSO FULGIDO ESEMPIO DI DOVERE
AI PRESENTI AI FUTURI V’ADDITANO ORGOGLIOSI
I COMPAGNI DI STUDIO E DI LAVORO
ANTIMIANI FERRUCCIO
BUATTI ANTONIO
BADETTI ROBERTO
BAGALINI PAOLO
BASILI MANLIO
CIMICA GIOACCHINO
CASALI LUIGI
COPPOLA LUIGI
COPPOLA GIUSEPPE
CORRIDONI FILIPPO
CONCA ANTONIO
DE MARCO GIOVANNI
D’AMATO ANGELO
FRATALOCCHI ALESSANDRO
GARIBALDI COSTANTE
GIOVENTU’ FILIPPO MARIA
GRIFFONI REMO
LELLI ALDO
MINNONI DOMENICO
FERIGO ANTONIO
PICCIOLA AMORINO
PEDANI OSCAR
PRIORI GRASSI LUIGI
RIGHETTI LIVIO
ZEPPILLI DANTE
SCARSELLI MARIO
TONI GIOVANNI
FERRARI WALTER
TARLI MARIO
PIERLEONI DOMENICO
RITA BRUNO
BARIFFI FILIPPO
- Simboli:
- Sulla lastra bronzea
VITTORIA ALATA: , in alto a sinistra.
In alto a destra, su una base di foglie di quercia, simbolo del vigore, sono scolpiti due stemmi :
STEMMA CON ALABARDA indicante la città di Trieste il cui simbolo è l'alabarda di S. Sergio;
STEMMA CON AQUILA AD ALI SPIEGATE indicante la città di Trento.
Nella parte bassa della lapide marmorea,subito dopo l'elenco dei caduti, troviamo una lastra di bronzo con fregi che rappresentano:
- al centro, APE ed iscrizione VIRTUS ET LABOR: logo dell'Istituto Tecnico Montani, nato nel 1854 con lo scopo di formare giovani educati nel rispetto dei più nobili valori morali e civili oltre che dar loro gli insegnamenti base per il lavoro.L'ape è affiancata da altri due simboli caratterizzanti il percorso scolastico impartito nel Regio Istituto Tecnico Montani e precisamente
- a destra, Incudine-martello-tenaglie e sega, riferiti alle specializzazioni Meccanica e Falegnameria ( formazione tecnica e professionale)
- a sinistra, Squadra(Triangolo)-lingua-strumenti di precisione, ad indicare la formazione culturale e civile, l'equilibrio morale che erano alla base degli insegnamenti impartiti.
Altro
- Osservazioni personali:
- E’ sempre emozionante leggere queste epigrafi, ma molto spesso lo facciamo con superficialità e distrattamente…noi invece, per una volta, abbiamo voluto metterci nei panni di questi giovani e cercare di ricostruire la loro storia e il loro eroismo, i loro sentimenti …..
Di quasi tutti abbiamo ritrovato certificati scolastici , dati relativi all'esperienza bellica e per alcuni anche la foto e ne abbiamo prodotto una presentazione in PowerPoint che fa parte integrante di questa nostra esperienza da "Esploratori della memoria".
Ricercare le storie di questi eroici giovani, è stato un po’ come tirarli fuori da una fredda lapide e farli rivivere attraverso le loro vicende scolastiche, scritte sui registri dell’epoca, che con rispetto e commozione abbiamo a lungo consultato. E’ stato coinvolgente leggere dei loro voti, delle materie che studiavano, dei loro esami di diploma. Dietro a quelle pagine abbiamo intravisto sogni, carriere splendide, progetti di studio, che spesso legavano il nome del nostro famoso istituto a quello del Regio Politecnico di Milano. Abbiamo imparato i loro nomi e quelli dei paesi e città da cui provenivano: dal Nord al Sud dell’Italia, infatti, la voglia di apprendere e di realizzarsi, li aveva condotti all' Istituto Industriale di Fermo, in quelle stesse aule dove anche noi oggi studiamo, ci emozioniamo, inseguiamo sogni e progetti.
Dalla nostra ricerca emerge il quadro storico-civile di una generazione che con sacrificio e serietà si è formata professionalmente, nell'intento spesso di elevarsi socialmente e di inserirsi nella nascente società industriale dell'Italia del nord, pronta a dare il proprio contributo mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti in un Istituto che si poneva all'avanguardia per la bravura degli insegnanti e per i contatti con i paesi europei più progrediti (Francia e Germania); ma nel caso dei giovani ricordati nella lapide in oggetto, i sogni ed i progetti più arditi sono stati infranti dalla dura realtà della Grande Guerra...Un destino crudele,scritto da altri, ha trascinato questi ragazzi al fronte, in una guerra mondiale che li ha visti combattere arditamente. Allora lo stesso impegno e la stessa serietà che avevano profuso nello studio, si sono tramutati in coraggio e senso civico sul campo di battaglia, dove hanno perso la vita da eroi.
Troppe storie dolorose sono state incontrate, come quella dei fratelli Coppola, entrambi diplomati a pieni voti e prescelti per frequentare il Regio Politecnico e poi morti nel campo di battaglia a due giorni di distanza l'uno dall'altro o quella di Walter Ferrari che "si decise a presentarsi volontario [...] e a chi lo consigliava di attendere pochi altri mesi per la chiamata regolare, giacché era di leva, con quel modo gentile e rispettoso che aveva del seducente, pregò di non contrariarlo, perchè sentiva vergogna di passeggiare per le vie, quando tanti giovani come lui si trovavano sul fronte per la difesa della Patria. Partì e fu arruolato in Artiglieria." (cit. da "I teramani nella Grande Guerra.Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese.Anno 1917")…
E’ stato inevitabile pensare che le date della loro morte, spesso non risultavano troppo lontane cronologicamente da quelle dei loro esami di diploma, sostenuti con tanta bravura, e abbiamo pensato per un attimo anche alla disperazione dei loro genitori, che sicuramente avevano gioito dei successi scolastici, ottenuti dai propri figli nel nostro istituto. E così, ad un secolo di distanza, improvvisamente ci sentiamo vicini ai 32 ragazzi, i cui nomi immortalati su questa lapide, ci hanno rivelato vicende, identità, aspirazioni, sogni, che soltanto un mostro come la guerra poteva spegnere.
Storie di vita, nascoste dietro il nome inciso su una lapide che quasi più nessuno degna di uno sguardo!... ma anche Storia della nostra terra e, soprattutto, Storia dolorosa dell’umanità intera.
Una pietra segna la memoria, ma gli uomini devono far sì che quella memoria sia tenuta viva e questo lo si può fare solo attraverso operazioni di studio e ricerca, operazioni di reperimento di documenti correlati che, quasi come l’ incisione nella pietra, ‘scavano’ in un passato che ci restituisce la vita di uomini oramai scomparsi. E’ una azione che ci porta non solo a conoscere ‘gli altri’, i protagonisti di grandi e funesti eventi, ma anche ad immedesimarci nelle loro storie, nelle quali possiamo riconoscere gli stessi affetti, le stesse passioni e gli stessi ideali che muovono le nostre vite e nei quali abbiamo la possibilità di identificarci, come parte dell’umanità intera.
La guerra che ha distrutto queste giovani vite cento anni fa, è un male atroce che ancora oggi nel mondo miete tante vittime e che noi dobbiamo, con ogni mezzo, combattere ed estirpare, prima di tutto dai nostri cuori. E’ una promessa che vogliamo fare ai giovani eroi della lapide ma anche a noi stessi e al mondo.