Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Enrico Arosio
- CAP:
- 20900
- Latitudine:
- 45.577777
- Longitudine:
- 9.272608
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Presso l'atrio d'ingresso della stazione ferroviaria di Monza
- Data di collocazione:
- 2003
- Materiali (Generico):
- Bronzo
- Materiali (Dettaglio):
- L'opera in bronzo ha una forma di libro aperto, sulle cui pagine sono riportati i nomi delle vittime dei lager nazisti e campi di stermino di Mauthausen, Birkenau, Mittelbau, Flossenbürg, Dachau e Auschwitz.
Le due pagine aperte del libro sono simbolicamente legate da una corda, emblema della prigionia forzata di tutti i deportati, e corredate da un fuscello di alloro.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Monza
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Vittorio Bellini durante la seconda guerra mondiale era un giovane ufficiale. Fu deportato al campo di internamento per ufficiali di Wietzendorf e costretto ai lavori forzati insieme ad un gruppo di 200 persone. Insieme ad altri, fu tra i promotori, nel febbraio del 1944, di una “rivolta” all’interno del campo, rifiutando di proseguire “il programma di civilizzazione” previsto da Hitler. Tremenda la risposta degli ufficiali tedeschi che scelsero a caso 22 “rivoltosi” per condannarli al campo di concentramento. Spontaneamente in 44 (tra cui lo stesso Bellini) fecero avanti per prendere il loro posto.
Vittorio Bellini fu deportato al campo di concentramento di Unterlüss, dove rimase per 44 giorni. Come è finito nel campo di internamento. Così Bellini rispondeva al nostro giornale alcuni anni fa: «Ero in caserma a Verona, quando la città fu occupata dai tedeschi il nostro colonnello aveva detto a tutti di andare a casa. Invece con pochi altri sono rimasto per salvare il salvabile: i pacchi postali inviati ai militari dalle famiglie, i documenti e le apparecchiature d’ufficio. In quei giorni ho anche imparato a fare il sabotatore tagliando le gomme ai nostri mezzi in modo da non lasciare nulla di utilizzabile ai tedeschi. Facevo dentro e fuori dalla caserma fino a che mi hanno bloccato e portato a Wietzendorf».
Cosa l’ha spinto a restare in caserma nonostante sapesse che poteva essere così rischioso? «E’ stata l’indignazione. Credo che il coraggio venga fuori dall’indignazione. E’ stata l’indignazione a sostenermi negli ultimi giorni di prigionia». Ha dato prova di coraggio anche quando si è offerto volontario per il campo di concentramento. «Sì, quello è stato un colpo d’ali di tutto il gruppo. Eravamo indignati per il modo in cui ci trattavano, dovevano trattarci come prigionieri di guerra, ma non l’hanno mai fatto».
Contenuti
- Iscrizioni:
- 1940-1945 Monza ai suoi figli caduti nei lager nazisti
Sulle due pagine aperte del libro simbolico sono riportati i nominativi dei deportati nei lager:
Aglieri Angelo - Arosio Antonio - Avvoi Ambrogio - Belli Stefano - Beretta Angelo - Bersan Luigi Sante - Bidoglia Mario - Biraghi Emilio - Bonacina Giovanni - Mentasti Enrico
Pezzani Angelo - Pisoni Albino - Poli Giovanni - Pozzi Alessandro - Radaelli Carlo - Rizzardi Giuseppe - Rosa Dante - Rossi Gulefosco - Rovelli Alessandro - Sala Augusto
Bonfanti Domenico - Braresco Enrico - Buzzi Flaminio - Caglio Ernesto - Campano Adamo - Capra Livio - Tosan Giuseppe - Casarin Libero - Montrasio Paolo
Castoldi Achille - Certa Mario - Colombo Alessandro - Colombo Gerolamo - Colombo Giuseppe - Colombo Raimondo - Fedeli Italo - Ferrari Luigi - Frangini Giulio - Gaviraghi Federico
Ghedini Giuseppe - Baratta Franco - Maino Isidoro - Magni Giovanni - Mantica Agostino - Massari Pietro Luigi - Mentasti Enrico - Moino Vincenzo - Montagna Giuseppe - Montrasio luigi
Santamaria Giuseppe - Sartori Luigi Natale - Tamagni Romolo - Tremolada Ambrogio - Tronci Ermanno - Vigano Desiderio - Vilasco Bianco - Vismara Giuseppe - Zamorani Elda - Zampieri Angelo
- Simboli:
- Ramoscello d'alloro
Altro
- Osservazioni personali:
- Informazione non reperita