6155 - Lapide con il Bollettino della Vittoria – Carpi

La lapide, posta nel 1919 sotto il portico dell’edificio comunale di Carpi, celebra la vittoria attraverso il Bollettino firmato dal Generale Diaz.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Corso Alberto Pio, 91
CAP:
41012
Latitudine:
44.782255326596
Longitudine:
10.88469936754

Informazioni

Luogo di collocazione:
Si trova nel portico di Palazzo Scacchetti, sede del comune di Carpi, sul lato destro dell'ingresso.
Data di collocazione:
02/02/1919
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
La lapide è una spessa lastra in marmo bianco di Carrara sagomata negli spigoli inferiori da cespi con foglie e bacche di quercia in bassorilievo che servono da appoggio all'insieme. L'iscrizione in grandi caratteri lapidari viene definita nei bordi laterali da cornici a listura incavata, mentre la cimasa, raffigura un giovane Genio alato piegato verso destra, che porge una corona di foglie di alloro e quercia intrecciate verso lo stemma di Carpi inserito in un riquadro a figure geometriche.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Carpi
Notizie e contestualizzazione storica:
Carpi è stato il primo comune italiano che ha immortalato il testo del Bollettino della Vittoria datato 4 novembre 1918 e firmato dal generale Diaz su marmo. Questo primato fu riconosciuto anche dalla stampa dell'epoca, tra cui "Il Popolo d'Italia", il quotidiano fondato e diretto da Benito Mussolini, che ne dà notizia nel n. 34 del 3 febbraio 1919.
La lapide venne realizzata congiuntamente da Municipio, Comitato di Azione Civile e associazioni di Combattenti e Reduci. La sua realizzazione fu affidata allo scultore Gino Baschieri (1897 - 1974), allora ventenne; la sua opera riscosse ammirazione per la sobria eleganza artistica dell'insieme e dei particolari decorativi, tanto che l'artista otterrà anche l'incarico di scolpire altre numerose lapidi e monumenti di richiamo patriottico, tra cui la lapide dei caduti carpigiani.

Garuti A., Montella F., Ori A. M., Paolella F., Saetti L., Carpi fronte inerno 1915 - 18, Mc Offeset 2014

Contenuti

Iscrizioni:
Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco slovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.

Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.

Il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Diaz
Simboli:
Nella cimasa compaiono giovane Genio alato piegato verso destra, che porge una corona di foglie di alloro e quercia intrecciate verso lo stemma di Carpi, ossia un'aquila ad ali spiegate su di un carpine, inserito in un riquadro a figure geometriche.

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