Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Francesco Crispi n.1
- CAP:
- 98057
- Latitudine:
- 38.220384350582
- Longitudine:
- 15.242168092065
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Prospetto Principale del Palazzo Municipale
- Data di collocazione:
- 08 Ottobre 2018
- Materiali (Generico):
- Bronzo, Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- Lapide in marmo; bassorilievo in bronzo
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Milazzo
- Notizie e contestualizzazione storica:
- A Milazzo si è svolta l’8 ottobre del 2018 la cerimonia di consegna della bandiera di combattimento alla fregata Luigi Rizzo ormeggiata presso il molo Foraneo. Una giornata storica per la città mamertina alla quale hanno partecipato il Capo di stato maggiore della Marina, Ammiraglio di squadra Valter Girardelli, il sottosegretario alla difesa, Raffaele Volpi, deputati nazionali e regionali, le massime autorità della Marina e delle forze dell’ordine, il prefetto Librizzi e l’arcivescovo Accolla. In prima fila la contessa Maria Guglielmina Rizzo Bonaccorsi, figlia dell’Ammiraglio, che ha ringraziato la Marina per aver accettato il suo invito a svolgere questo importante momento nella città natale del padre, nella giornata in cui ricorre il 131 anniversario della nascita, e ha donato alla città di Milazzo una lapide commemorativa in onore di suo padre, che viene collocata sulla facciata del Palazzo Municipale di Milazzo.
La città di Milazzo conserva un legame speciale con la Marina Militare; un filo diretto che porta direttamente al capitano di corvetta Luigi Rizzo – che qui nacque e visse – autore dell’eroica impresa di Premuda del 10 giugno 1918. Un’azione leggendaria, temeraria, divenuta il simbolo del valore e delle capacità dei marinai italiani nella Grande Guerra, tanto che la Forza Armata già dal 1939 decise di far coincidere la giornata della Marina con la data della storica azione. In quell’occasione infatti, Luigi Rizzo al comando di due MAS armati di siluri, sferrò un attacco lungo la costa dalmata in Mare Adriatico per bloccare la veemenza della flotta austro-ungarica. Nonostante la disparità delle forze messe in campo, Luigi Rizzo affondò la corazzata Santo Stefano e contribuì così al successo sul mare dell’Italia nel corso della Grande Guerra. Sulla brillante impresa di Premuda non esiste migliore descrizione di quella fornitaci dallo stesso Luigi Rizzo nella seconda parte dello scarno, ma incisivo rapporto da lui presentato al suo comando di Ancona: “...Alle ore 17 del 9 giugno al comando della Sezione MAS 15, capo timoniere Gori Armando I, e MAS 21 (guardiamarina di complemento Aonzo Giuseppe) lascio Ancona al rimorchio delle torpediniere 18 OS e 15 OS. Alle 21,30 mollo il rimorchio. Atmosfera molto fosca e mare calmissimo. Proseguo con rotta 41° per il Canale di Selve ed alle 22,30 sono al traverso dello isolotto di Lutostrak ad un miglio da questo. Metto in mare due grossi rampini con tanta cima di rimorchio da poter rastrellare a 30 metri di profondità. Alle ore 23 àncoro al punto B restando con motori spenti in agguato. Alle 2,05 metto in moto dirigendo per l’uscita rimorchiando i rampini, ed alle 2,30 sono nuovamente al traverso dell’isolotto di Lutostrak, ad una distanza da questo di miglia 1,5. Il rastrellamento, secondo le istruzioni avute, ha per iscopo di accertare o meno la presenza di sbarramenti con mine collegate a profondità inferiori a 30 metri dal pelo dell’acqua.
Sia all’andata sia al ritorno dà esito negativo. Da Lutostrak proseguo per il punto A nel quale verso le 4,15 dovrebbe avvenire la riunione colle torpediniere. Verso le 3,15, essendo circa a miglia 6,5 da Lutostrak, avvisto leggermente a poppavia del traverso e sulla dritta una grande nuvola di fumo. Esclusa l’ipotesi che potessero essere le nostre torpediniere, che in quell’ora avrebbero dovuto trovarsi in vicinanza del punto A, e che in ogni caso non avrebbero potuto emettere tanto fumo, giudicai che, scoperto dalla stazione di vedetta di Gruiza, cacciatorpediniere e torpediniere provenienti da Lussin fossero venute a darmi la caccia. Tale ipotesi, oltre che dalla provenienza delle unità (nord), era giustificata dal fatto che colli d’oca ai tubi di scarico e cassette imbottite ai rinvii e alle punterie dei motori, se diminuiscono di molto il rumore, sono insufficienti specie con notte calma e brumosa. Essendo già l’alba, non ritenni consigliabile prendere caccia, perché con l’aumentare della luce i cacciatorpediniere avrebbero facilmente, in vicinanza della costa nemica, avuto ragione dei due Mas, la cui velocità massima col carico dei siluri si aggira sulle 20 miglia. Decisi perciò di approfittare della luce incerta per prevenire l’attacco e perciò invertii la rotta seguito dal Mas 21, dirigendo sulle unità nemiche alla minima velocità onde non far rumore ed evitare i baffi a prua che avrebbero tradito la mia presenza. Avvicinando il nemico, mi accorsi dell’inesattezza dell’ipotesi, trattandosi di due grosse navi scortate da otto a dieci cacciatorpediniere che le proteggevano di prora, a poppa sui fianchi. Decisi di eseguire il lancio alla minima distanza possibile e perciò diressi in modo da portarmi all’attacco passando fra i due caccia che fiancheggiavano la prima nave. Per scapolare il caccia sulla mia sinistra portai la velocità da 9 a 12 miglia riuscendo senza essere scorto a oltrepassare di 100 metri la linea dei caccia ed a lanciare due siluri contro la prima nave ad una distanza di non oltre 300 metri. I due siluri colpivano la nave e scoppiavano: quello di dritta fra la prima e la seconda ciminiera, quello di sinistra fra la ciminiera poppiera e la poppa sollevando due grandi nuvole d’acqua e di fumo nerastro. I siluri, essendo preparati per attaccare contro siluranti, erano regolati a metri 1,5. La nave non eseguì alcuna manovra per evitare i siluri. Il cacciatorpediniere alla mia sinistra accortosi del lancio dirigeva per tagliarmi la ritirata, riuscendo ad evoluzione compiuta dal Mas a mettersi sulla mia scia ad una distanza da 100 a 150 metri. Apriva il fuoco con un sol pezzo con colpi ben diretti ma leggermente alti che scoppiavano di prora. Per evitare la rettifica del tiro non usai le mitragliere e tenendosi il cacciatorpediniere esattamente sulla scia, lanciai una bomba antisommergibile che non scoppiò. Una seconda scoppiò vicino alla prora. Esso accostò immediatamente di 90° ed io con accastata a sinistra ne aumentai la distanza perdendolo poco dopo di vista. Nel frattempo, date le condizioni di luce e lo stato di allarme, per i quali non era consigliabile l’intervento delle nostre due torpediniere, eseguivo per due volte il segnale convenzionale stabilito: tre separatori ed un very verde: Ho silurato: ritiratevi su Ancona…”. Falliti alcuni tentativi della “Tegethoff” di trarre a rimorchio la consorella colpita a morte, il Commodoro Scitz, Comandante della Squadra, abbandonò la nave e passò con il seguito sulla “Tegethoff”, mentre su questa unità si ponevano in opera tutti i possibili mezzi di salvataggio. Dopo una breve agonia, alle ore 6,05 la “Santo Stefano”, già fortemente sbandata, si capovolse improvvisamente trascinando nel gorgo enorme gran parte dell’equipaggio. Sulla “Tegethoff” si trovavano gli operatori di una sezione cinematografica della “K.K.Flotte” cui spettava il compito di documentare le gesta della Squadra. Grazie alla loro solerzia, c’è stata trasmessa l’eccezionale documentazione delle ultime vicissitudini della “Santo Stefano”, ritratte minuto per minuto. La pellicola, già pronta per la proiezione, fu dai nostri rinvenuta dopo la vittoria, negli archivi dell’Arsenale di Pola. La “supercorazzata” “Szent Istvan” (Santo Stefano), una delle navi più moderne della marina militare, dislocava 20 mila tonnellate di stazza, ed era armata con 12 cannoni da 305, 12 da 152, 18 da 70 e da tubi lanciasiluri. Affondò a 44° 12’ 07’’ di latitudine nord, e 14° 27’ 05’’ di longitudine est.
Per la spendida azione di Premuda, Luigi Rizzo venne decorato d’una seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Comandante di una sezione di piccole siluranti in perlustrazione nelle acque di Dalmazia, avvistava una poderosa forza navale nemica composta di due corazzate e numerosi cacciatorpediniere, e senza esitare, noncurante del grande rischio, dirigeva immediatamente con la sezione all’attacco. Attraversava con incredibile audacia e somma perizia militare e marinaresca la linea fortissima delle scorte e lanciava due siluri contro una delle corazzate nemiche, colpendola ripetutamente in modo da affondarla. Liberavasi con grande abilità dal cerchio di cacciatorpediniere che da ogni lato gli sbarrava il cammino, ed inseguito e cannoneggiato da una di esse, con il lancio di una bomba di profondità, la faceva desistere dall’inseguimento, danneggiandolo gravemente (Costa Dalmata, notte del 10
giugno 1918 – Decreto di V. Emanuele III, 22 giugno 1918).
Contenuti
- Iscrizioni:
- QUI POSTA IL GIORNO 8 OTTOBRE 2018
IN OCCASIONE DELLA CONSEGNA DELLA
BANDIERA DI COMBATTIMENTO
A NAVE LUIGI RIZZO
DONO DELLA FAMIGLIA RIZZO
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Le notizie storiche sono tratte dal libro di Antonino Micale, Milazzo nella storia, Edizione Spes, Milazzo, 1967, conservato nella Biblioteca comunale di Milazzo e dalla Società Milazzese di storia patria.