67271 - Lastre a Filippo Bettini e Mario Boari – Jesi (AN)

Due lastre, di piccole dimensioni, poste ad intitolazione di  due aule scolastiche all’interno di Palazzo Mattia Capponi, che ospitava un orfanotrofio femminile e che attualmente ospita la Scuola Secondaria di Primo Grado “Duca Amedeo di Savoia” di Jesi. Una lastra ricorda Filippo Bettini, morto durante la seconda guerra mondiale; situata in un’aula al primo piano, nell’ala destra del palazzo rispetto all’ingresso principale. Nella stessa aula, nella parete di fronte, è collocata la lastra alla memoria di Mario Boari, che combattè nel secondo conflitto mondiale e morì nel 1943 per le ferite riportate. Il Palazzo Mattia Capponi si trova nel centro storico della città, accanto all’Arco Clementino.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Corso Matteotti, 96
CAP:
60035
Latitudine:
43.51796399999999
Longitudine:
13.235557999999969

Informazioni

Luogo di collocazione:
Scuola Savoia, primo piano, aula 40, parete interna
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastre in marmo
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Jesi
Notizie e contestualizzazione storica:
FILIPPO BETTINI: Filippo Bettini nacque a Colle Ameno nel 1893 da Vittorio Bettini, suo padre, che nacque nel 1861 a Venezia. Vittorio ricevette l’eredità per motivi familiari, privati dal Conte Luigi Camerata Rocchi. Con questa somma di denaro, Vittorio donò molto agli orfanotrofi marchigiani; lo stesso Conte Luigi Camerata Rocchi nel suo testamento scrisse che tutti i suoi eredi avrebbero dovuto continuare a donare alla Chiesa d’Ancona e di Jesi.
Quando l’eredità passò a Filippo, ecco che cosa successe: Vittorio riuscì a dargli un lavoro come imprenditore agricolo a Pisa. Filippo Bettini era il più piccolo dei suoi tre figli e, dopo qualche anno, si laureò in Agraria. Il dottor Bettini, qualche anno dopo, cominciò a spostarsi per lavoro da Jesi a Roma. La morte di Filippo Bettini avvenne il 16 dicembre 1944, egli morì di meningite. Fu sepolto a Jesi, la sua vera casa. Non ebbe comunque la meningite perché era reduce di guerra, non era partigiano e non aveva l’età per farlo.
L’ipotesi è che le suore dell’orfanotrofio femminile di Jesi abbiano messo questa lapide in onore del dottor Filippo Bettini perché egli donò molto ad esso.
Lui però non fu ospite del brefotrofio di fronte all’orfanotrofio femminile e neanche sua figlia, la signora Francesca Maria Bettini, figlia appunto di Filippo.
Riguardo alla questione dell’eredità condivisa, dunque, c’era sicuramente una consuetudine di donazione tra la famiglia Camerata, poi Camerata-Rocchi, a favore della Chiesa, dal 4 novembre del 1727, anno in cui fu stipulato un accordo con il Card. Lambertini, come può dimostrare la testimonianza scritta del testamento del Conte Luigi Rocchi, citato prima. Gli obblighi dei progenitori con la Chiesa furono poi ereditati dai figli per via testamentaria. La famiglia Bettini, inoltre, nelle figure di Vittorio e dei suoi tre figli ha sentito di aver ricevuto molto in termini di eredità e beni, perciò ha anche avvertito l’esigenza di dover a sua volta ridonare a chi ne aveva bisogno: agli enti religiosi, alla Chiesa, agli istituti di carità.

Da intervista a Francesca Maria Bettini, figlia di Filippo, in data 25/02/2016:

“8 settembre 1943…in un tardo pomeriggio la radio annuncia l’armistizio dell’Italia nei confronti delle forze anglo-americane-francesi che cessano di essere nostri nemici mentre le truppe tedesche , molto forti, erano nel nostro paese e all’ improvviso ci vedono trasformare da alleati in nemici.
I tedeschi fanno linee di resistenza fortificate, le popolazioni nelle immediate vicinanze di tali linee iniziano a patire gli orrori della guerra.
Nel paese arriva la paura, le città diventano insicure e chi può si allontana dai grossi centri abitati specie se ci sono stazioni ferroviarie che sono obbiettivi bellici.
Anche la mia famiglia lascia Jesi e si rifugia presso parenti a San Gaudenzio appena fuori Senigallia sulla via di Arcevia…io stessa ho il pallido ricordo di un bombardamento…ero fuori casa in campagna a giocare con un’amichetta quando iniziano a piovere bombe e colpi di cannone…ero fuori, quindi doveva essere la primavera del 1944.
La mamma di cari amici jesini, (…), mi raccontava che anche lei come chi poteva lasciò la città per rifugiarsi in campagna, anche perché era più facile mangiare, insomma chi poteva si rifugiava fuori dai centri abitati.
Noi tornammo da San Gaudenzio alla fine dell’estate e trovammo il palazzo (1) occupato da un presumibile comando inglese. Alla famiglia vengono destinate le stanze su via XV settembre …i saloni su via delle mura orientali sono occupati da loro… Il fronte e quindi anche la linea Gotica si sposta lentamente verso nord, a Jesi dove oggi c’è la ZIPA, gli Americani allestiscono un campo di aviazione requisendo anche terreni di nostra proprietà. Arrivano a Jesi anche Italiani arruolati nell’esercito di liberazione che supportano gli Alleati anche se sulle montagne c’è la guerra partigiana. I miei ricordi sono ovviamente sfumati ero bambina di appena 5 anni, ma certo eventi bellici ci furono anche a Jesi e in un nostro terreno sulla via che va a S. Maria Nuova negli anni Ottanta furono rinvenuti, lavorando i campi, proiettili di cannone ed addirittura una bomba di aereo che non è mai esplosa e fu rimossa da artificieri.”
(1) palazzo: palazzo Bettini [N.d.C.]
Fonti:
1) intervista a Francesca Maria Bettini, figlia di Filippo Bettini e a suo marito Sandro Lorizio Squassi del 25/02/2016.
2) testamento del Conte Luigi Camerata Rocchi.
3) Archivio Diocesano di Jesi (An) busta n.117 attività pastorali – Mons. Gandolfi e attività seconda metà sec. XIX (comunicazione dei funerali di Bettini Bernardo).

MARIO BOARI: L'8 settembre 1943 vide sul territorio della Jugoslavia 27 divisioni del R.E.I. e nel Montenegro il XIV Corpo d'Armata, comandato dal generale Ercole Roncaglia, che disponeva di quattro divisioni:
• la divisione alpina "Taurinense"
• la divisione di fanteria da montagna "Venezia"
• la divisione di fanteria da montagna "Ferrara" che presidiava la valle del fiume Zeta con Podgorica e Cettigne, comandata dal generale Antonio Franceschini;
• la divisione di fanteria da occupazione "Emilia"
Mario Boari nacque a Jesi il 09/06/1912, i suoi genitori erano Remo Boari e Belardinelli Adelelma. L’uomo, di stato civile celibe, partì durante la seconda guerra mondiale come sottotenente per la Jugoslavia con il R.E.I. , effettivo al 48° Reggimento Fanteria della 23° Divisione “Ferrara”. Morì il 10 settembre 1943 a causa delle ferite provocate dalle schegge di una bomba esplosa durante un bombardamento aereo. Seppellito in un primo momento nel cimitero militare di Cettigne (Montenegro), nel 1961 la sua salma è stata esumata, traslata e riconsegnata ai congiunti che l’hanno sepolta nel cimitero comunale di Jesi.
Fonti:
Archivio Ministero della Difesa – Commissariato Generale Onoranze ai Caduti
Enciclopedia multimediale Wikipedia
Da ricerche presso l’Archivio Diocesano di Jesi un certo Boari D. Guido risulta essere socio dal 1874 dell’Associazione di Carità fra gli Ecclesiastici della città e diocesi di Jesi, all’interno della quale ricoprì per la direzione negli anni 1902, 1904 e 1905 il ruolo di collettore e nell’anno 1905 anche il ruolo di sacerdote accompagnatore dei soci defunti. La relazione familiare tra Boari Mario e Boari D. Guido non è allo stato attuale accertata, pertanto il legame tra Boari Mario e le istituzioni caritative a Jesi, quali l’orfanotrofio femminile (1) di Palazzo Mattia Capponi, dove è posta la pietra della memoria, non è pervenuto allo stato attuale dei fatti.
(1) L’orfanotrofio fu affidato dal 1860 al 1981 alla gestione delle figlie della carità di San Vincenzo de Paoli.

Contenuti

Iscrizioni:
In memoria del
Dott. FILIPPO BETTINI
deceduto il 16-12-1944

In memoria del
Ten. Rag.
MARIO BOARI
Simboli:
Non sono presenti simboli

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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