Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Piazza Italia, 64
- CAP:
- 12012
- Latitudine:
- 44.329792287245
- Longitudine:
- 7.5520641472561
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Portico del Municipio su una delle colonne portanti.
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- La lastra è in marmo bianco striato di grigio. Le scritte sono in carattere stampatello nero.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Amministrazione Comunale
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Ignazio Vian nacque a Venezia il 9 febbraio 1917 da Agostino (1873-1957) e da Giuseppina Castagna (1880-1968), famiglia legata agli ambienti cattolici veneziani.
Trascorsa la giovinezza nella città natale, dove conseguì il diploma magistrale, si trasferì a Roma e si iscrisse alla facoltà di Magistero dell'Università La Sapienza.
Intrapresa la carriera di insegnante, dovette presto interromperla per la chiamata alle armi, seguita all'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Nel gennaio 1941 frequentò ad Arezzo il corso per allievi ufficiali di complemento; ne uscì con il grado di sottotenente e fu destinato al deposito della Guardia di Frontiera presso Boves, in provincia di Cuneo.
A seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943 tra i l’Italia e le truppe alleate sbarcate in Sicilia, constatando l’ambiguità degli ordini provenienti dai comandi militari e, per questo, lo sbandamento dei reparti del Regio esercito che si trovavano a dover affrontare senza direttive i difficili eventi successivi all’annuncio della resa, Vian decise di non rispondere all’intimazione di cedere le armi proveniente dai tedeschi e si affrettò a lasciare il proprio posto per non correre il rischio di essere catturato e deportato in Germania.
Dopo essersi acquartierato sul monte Bisalta, la montagna che sovrasta l’abitato di Boves, si attivò immediatamente per organizzare e dirigere un nucleo di circa 150 Partigiani che intendevano opporsi all’occupazione tedesca.
Nel primo periodo di organizzazione della Resistenza in Piemonte, il nome di Vian si legò agli eventi che portarono al tristemente noto eccidio di Boves.
Il 16 settembre del 1943, dopo una inconcludente opera di affissione di manifesti per intimare ai militari del Regio esercito sbandati di consegnarsi per essere avviati ai campi di concentramento in Germania, un reparto della 1ª divisione corazzata Leibstandarte-SS Adolf Hitler, di stanza a Cuneo ed agli ordini dello Sturmbannführer Joachim Peiper, si recò in forze nella cittadina di Boves per esigere la consegna delle armi e la resa delle prime bande di Partigiani organizzatesi in zona.
Quando, il 19 settembre successivo, due sottufficiali tedeschi a capo di un’operazione di requisizione nel piccolo centro piemontese furono catturati dagli uomini del gruppo di Vian, la reazione nazista non tardò ad abbattersi sulla popolazione civile.
Dopo aver inviato presso i partigiani una delegazione composta dal parroco don Giuseppe Bernardi e Antonio Vassallo, piccolo industriale della zona, allo scopo di ottenere il rilascio dei prigionieri, Peiper decise di attuare la rappresaglia ancor prima di conoscere il risultato dell’ambasciata. NONOSTANTE l’avvenuta liberazione degli ostaggi concessa dallo stesso Vian, infatti, i tedeschi decisero di attaccare con forza le postazioni dei Partigiani, di incendiare l’abitato di Boves e di condurre una feroce rappresaglia contro i civili, rei, secondo loro, di aver dato sostegno ai ribelli sulle montagne. La giornata terminò con l’uccisione di ventitré civili e con più di trecento case rase al suolo.
Non cedendo alla tragica dimostrazione tedesca, Vian decise di riorganizzare il proprio gruppo nel territorio intorno a Boves fino a quando, individuata nuovamente come base partigiana, la cittadina venne nuovamente fatta oggetto dell’attenzione della politica repressiva nazista.
Nei giorni a cavallo tra dicembre del 1943 e gennaio del 1944 vennero ancora condotti duri rastrellamenti da parte dell'esercito tedesco per coprire la propria ritirata ed evitare i "colpi" dei gruppi partigiani presenti in zona. Il paese, soprattutto nelle frazioni montane, venne di nuovo dato alle fiamme; i morti furono 59, tra civili e partigiani. Questa serie di rappresaglie portò, forzatamente, Vian alla scelta di sciogliere la banda alle sue dipendenze per non costringere la popolazione a dover correre rischi ulteriori.
Mentre si spendeva per organizzare e coordinare la nuova formazione, il 19 aprile Vian fu individuato a seguito di una delazione e catturato da militi delle SS alla stazione di Torino dove si trovava per svolgere una delicata missione affidatagli dal locale CLN. Arrestato, venne condotto prima nei locali dell’albergo Nazionale del capoluogo piemontese, allora sede del comando militare delle SS, quindi nel “braccio” tedesco delle Carceri Nuove, dove occupò la cella numero diciassette.
Da questa data cominciò per lui un duro periodo di detenzione volto a debilitarlo nel fisico e fiaccarlo nel morale, allo scopo di estorcergli quante più informazioni utili all’individuazione della banda partigiana posta al suo comando e, soprattutto, i nominativi dei responsabili del movimento resistenziale della zona.
Condotto giornalmente alla caserma di via Asti, Vian venne torturato e seviziato ma, trinceratosi dietro un ostinato silenzio, ribadì a più riprese di non voler rivelare nulla, fino addirittura a tentare il suicidio. Ebbe modo di scrivere con il sangue sul muro della sua cella: «Meglio morire che tradire».
Il 22 luglio del 1944, a seguito del ferimento di un comandante fascista del gruppo carri Leonessa per mano di un gruppo di Partigiani, sei uomini detenuti alle Carceri Nuove e totalmente estranei all’operazione vennero selezionati per la rappresaglia.
Senza alcun formale processo, Vian fu tra i nomi designati e, condotto in corso Vinzaglio insieme a tre compagni, Battista Bena, Felice Briccarello e Francesco Valentino, fu impiccato a un albero e lasciato alla vista dei passanti che, a scopo dimostrativo, vennero costretti a sostare per assistere all’esecuzione.
Gli altri due detenuti prescelti, Giuseppe Bravin e Giovanni Costanzo, subirono la stessa sorte in corso Giulio Cesare, all’altezza del ponte sulla Stura.
I corpi dei sei Partigiani rimasero appesi per una settimana per l’irremovibile volontà del comando tedesco, che, inoltre, ne vietò la sepoltura a ulteriore monito per la popolazione della città.
Ignazio Vian è considerato un eroe della Resistenza italiana, simbolo di coraggio, sacrificio e dedizione alla libertà. Per il suo valore militare e il suo impegno nella lotta contro l'oppressione, è stato insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria.
Quella riportata sulla lastra commemorativa di Boves (vedi la Sezione "Contenuti"), è stata la motivazione della assegnazione della massima onorificenza concessa ad Ignazio Vian. Questa onorificenza è inscritta nel Portale web della Presidenza della Repubblica Italiana, tra le onorificenze della Repubblica.
Sotto lo stesso portico del Municipio di Boves, oltre a quello che rammenta la M.O.V.M. ad Ignazio Vian, sono apposte numerosi altri attestati di onorificenze: alla città (M.O.V.C. e M.O.V.M.) ed a singole persone (il Parroco Don Giuseppe Bernardi – M.O.V.C., e il civile Antonio Vassallo - M.O.V.C.) che con i loro atti eroici si sono distinte tra il 19 settembre 1943 e il 3 gennaio 1944, quando il piccolo paese di Boves fu teatro di due terribili eccidi nazisti, che segnarono per sempre la sua storia.
Contenuti
- Iscrizioni:
- CITTÀ' DI BOVES
CAPITANO IGNAZIO VIAN
MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE
"PRIMO FRA I PRIMI ORGANIZZAVA IL FRONTE
DELLA RESISTENZA IN PIEMONTE
AFFRONTANDO IN CAMPO APERTO IL TEDESCO
INVASORE ED ASSUMENDO QUINDI
LA CONDOTTA DELLA PIU' EPICA BATTAGLIA
DELLA GUERRA PARTIGIANA. TRA GLI
INCENDI E LE ROVINE DI BOVES
DOVE, CHIAMATI A RACCOLTA COL SUONO
DELLE CAMPANE I SUOI VOLONTARI,
IN QUATTRO GIORNI DI DURA LOTTA
LI INCITAVA ALLA RISCOSSA CON LA PAROLA,
CON L'ESEMPIO ED IL SUO STRENUO VALORE.
CADUTO IN MANO AL NEMICO, CON STOICISMO
SOPPORTO' LE TORTURE PIU' ATROCI
PUR DI NON TRADIRE I COMPAGNI DI LOTTA.
SERENO E COSCIENTE SALI' AL CAPESTRO
NEL NOME D'ITALIA.
MARTIRE DELLA LIBERTÀ', SANTO DELL'IDEA."
BOVES 9 SETTEMBRE 1943
TORINO 22 LUGLIO 1944
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Si ringrazia il Sig. Guido Peano per il materiale fotografico concesso.
Riferimenti:
Giorgio Bocca: Storia dell'Italia Partigiana, Settembre 1943 - Maggio 1945. Feltrinelli Editore, 2012
Pietre della Memoria:261845 - Lastra commemorativa della Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita alla città di Boves – Boves (CN)
Le Nuove – Museo dal Carcere: Ignazio Vian
ANPI: Ignazio Vian