Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Giosuè Carducci
- CAP:
- 54013
- Latitudine:
- 44.1921894
- Longitudine:
- 10.054621
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- La lastra è collocata in una piccola piazza all'interno del paese di Ceserano.
- Data di collocazione:
- 8 maggio 2014
- Materiali (Generico):
- Marmo, Altro
- Materiali (Dettaglio):
- La lastra commemorativa è realizzata in marmo bianco di Carrara; il piedistallo e il leggio sono in ferro battuto.
- Stato di conservazione:
- Sufficiente
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Fivizzano e A.N.P.I. Casola-Fivizzano.
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Il 19 agosto 1944 le cugine Beppina Gerini e Giorgetta Pigoni, di 17 e 24 anni, mentre prendevano acqua alla fontana del paese, furono raggiunte da un signore di mezz'età, basso e tarchiato, che riuscì a condurle con la menzogna da Ceserano fino alla fattoria di Valla, nelle campagne di San Terenzo Monti. L'uomo, sopraggiunto da Fivizzano, era il direttore di un importante ufficio pubblico e raccontò loro di essersi trasferito al podere di Valla e di avere la moglie ammalata e chiese alle giovani un aiuto per trasportare le sue valigie. A Valla, due giorni prima, in un attacco partigiano, erano stati uccisi 16 militari nazisti e in quel momento un forte reparto di SS al comando del maggiore Walter Reder, sopraggiunto fin dall'alba per vendicare i camerati morti, s'apprestava a fucilare una moltitudine di donne, vecchi e bambini tenuti prigionieri in quel cascinale. Fra gli ostaggi, sfollata da Carrara, si trovava anche la famiglia del direttore: la moglie, una nipote e due cognati, genitori di quest'ultima. Il funzionario, avvertito da qualcuno che i congiunti erano in imminente pericolo di vita, aveva lasciato immediatamente Fivizzano, diretto a San Terenzo. A Ceserano, non si sapeva nulla della tragedia incombente sul paese posto dall'altra parte della vallata e fu solo per questo motivo che le due ragazze, spinte forse dal desiderio di rivedere Dina Gerini, la sorella di Beppina, accettarono senza alcun timore di lasciare Ceserano in compagnia di chi le stava conducendo alla morte. A Valla intanto il conto s'era chiuso, nella proporzione di uno a dieci: 16 tedeschi uccisi, 160 italiani da giustiziare; 53 rastrellati in Versilia, attendevano l'impiccagione nell'identico luogo dove, due giorni prima, erano stati uccisi 16 nazisti; gli altri 107 sventurati erano lì alla fattoria pronti per il carnefice. Fu in questo contesto che il dirigente arrivò con le due giovani; cercò l'ufficiale che comandava le operazioni, mostrò il lasciapassare scritto in tedesco, indicò le ragazze, confabulò, mercanteggiò, la richiesta era di poter portare via tutti i familiari; la moglie, la nipote che teneva fra le braccia una bambina di appena un mese ed i due cognati. L'ufficiale nazista fu irremovibile: " Camerata, tu ne hai portato due e due te ne faccio prendere, scegli, hai pochi minuti...". Testimonianze ci sono giunte a descrivere quel momento d'apocalisse, sullo strazio della giovane nipote che non poteva, che non voleva staccarsi dai genitori nella certezza che mai più li avrebbe rivisti, mentre il comandante delle SS con crescente nervosismo urlava che il tempo concesso stava per scadere. Fu il padre a decidere: " Fuggi, salva te e la bambina, io e tua madre abbiamo vissuto abbastanza, fuggi con gli zii da quest'inferno finché siete in tempo e qualsiasi cosa tu senta o veda non ti voltare indietro". Attimi altamente drammatici che videro i tre attraversare il bosco di Valla in preda alla disperazione, guadare il fiume per spingersi fino a Ceserano. La madre di una delle ragazze, avendo riconosciuto l'uomo con cui si erano allontanate, gli chiese della figlia e dell'altra giovane. " Sono lì indietro che stanno arrivando..." fu la sua risposta trafelata. Un'ora più tardi interminabili raffiche, spari, pianti ed urla si sentirono dal versante di San Terenzo. Le due ragazze morirono insieme alla moltitudine degli altri poveri ostaggi.
Isidoro Innocenti venne invece ucciso il 19 agosto 1944 da una raffica di mitra nel suo orto del Bardine, dove era andato a dare acqua ai fagioli. Cresci Fedora ed i figli Maracci Andreina (6 anni) e Pierluigi (2 anni), da Ceserano si trasferirono a San Terenzo dalla madre della Cresci, lei si sentiva più sicura lì, rispetto a Ceserano. Il 19 agosto 1944 vennero tutti uccisi a Valla.
Contenuti
- Iscrizioni:
- COMUNE DI FIVIZZANO
A.N.P.I. CASOLA-FIVIZZANO
ISTITUTO STORICO DELLA
RESISTENZA APUANA
IN RICORDO DI GERINI BEPPINA
E PIGONI GIORGETTA, QUI RAPITE
DA UN CIECO EGOISMO, E DI
CRESCI FEDORA. MARACCI ANDREINA,
MARACCI PIERLUIGI, GERINI DINA E
INNOCENTI ISIDORO.
TROVARONO TUTTI LA MORTE IN
VALLA DI SAN TERENZO E NEL
BARDINE, UCCISI DA BARBARI
NAZIFASCISTI IL 19 AGOSTO 1944
CESERANO 8 MAGGIO 2014
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Informazione non reperita