Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- via Anton Giulio Barrili 14
- CAP:
- 20141
- Latitudine:
- 45.4336137
- Longitudine:
- 9.1761423
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Parete esterna del caseggiato dove Antonio Galiano visse.
- Data di collocazione:
- 2023
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- Informazione non reperita
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Informazione non reperita
- Notizie e contestualizzazione storica:
-
- Antonio Galiano
nacque il 28 settembre 1902 a Favara, in provincia di Agrigento.
Si trasferì a Milano e trovò impiego come operaio presso la O.M. (Officine Meccaniche) di via Pompeo Leoni.
Ebbe un ruolo importante nell'organizzare i grandi scioperi antifascisti del 1943 a Milano e nel nord Italia.
Considerato pericoloso per il regime, fu arrestato e l'8 di aprile deportato a Mauthausen ed in seguito a Gusen, classificato come 'schutz'.
Gli fu assegnato uno dei lavori più massacranti nelle cave di pietra, ma nonostante questo riuscì a compiere dei sabotaggi nell’officina Steyr di Gusen.
Un giorno di febbraio Antonio fu sorpreso ad aiutare un compagno pressoché morente (cosa assolutamente vietata). Fu punito frustandolo crudelmente per poi essere gettato in un laghetto quasi ghiacciato ed essere bersagliato dal lancio di pietre.
Dopo alcuni giorni in infermeria fu rimesso nella sua squadra di lavoro.
Nel pomeriggio del 5 maggio 1945 si sentì urlare “fertig krieg” ovvero guerra finita, ma nessuno riuscì a crederci finché comparvero i carri armati americani ed i soldati tedeschi si arresero.
Antonio ritornò alla sua casa, ritrovò sua moglie e riprese la sua vita, ma fortemente debilitato per tutto ciò che aveva subìto.
I normali ritmi erano per lui insostenibili e la memoria vacillava.
Resosi conto di questo, scrisse su di un taccuino il suo diario trascorso, ed anche per il presente che gli sfuggiva.
Nel 1947 disse di essere stanchissimo e di dover tornare a casa, ma a casa non arrivò mai: partì in treno raggiunse a Messina, forse già sapendo ciò a cui andava incontro.
Fu trovato in semi cosciente in un cinema, e subito portato in ospedale dove non fu facile conoscere la sua identità.
Pochi giorni dopo, il 16 luglio 1947, all'età di 44 anni, Antonio Galiano morì nella sua terra di origine, raggiunta col suo tragico e commovente viaggio.
La sua morte non fu considerata conseguenza della prigionia e della deportazione, quindi sua moglie non ottenne nemmeno la pensione di vedova di guerra.
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FONTI:
- MemoANPI Altervista
- FavaraWeb
- Wikipedia: I municipi di Milano
- Antonio Galiano
Contenuti
- Iscrizioni:
QUI VIVEVA
ANTONIO GALIANO
OPERAIO
SI OPPOSE AL NAZIFASCISMO IN FABBRICA
E NEL LAGER DI GUSEN-MAUTHAUSEN
TORTURATO PER AVER SOCCORSO UN COMPAGNO
DI PRIGIONIA, MORI' IN CONSEGUENZA
DELLE VIOLENZE SUBITE
FAVARA ( AG ) 18-9-1902 MESSINA 16-6-1947
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
IL QUARTIERE STADERA
La zona municipale 15 di Milano comprende i quartieri: Porta Vigentina-Porta Lodovica, Ticinese-Conca del Naviglio, Scalo Romana, Chiaravalle, Morivione, Vigentino-Fatima, Quintosole, Ronchetto delle Rane, Gratosoglio-Missaglia-Terrazze, Stadera-Chiesa Rossa-Torretta-Conca Fallata, Tibaldi, Parco delle Abbazie, Parco dei Navigli, Cantalupa.
Il quartiere Stadera che dagli anni '70 del '900 è parte del Municipio 15 di Milano, nacque agli inizi degli anni '30 del '900.
Prese il nome dall'omonimo strumento per la pesa delle merci che anticamente era posto in un cascina prossima all'ingresso delle merci nella cerchia di Milano: una specie di dazio.
Il regime fascista battezzò questo quartiere "Quartiere XXVIII Ottobre" in ricordo della "marcia su Roma", ma buona parte dei lavoratori e degli abitanti confinati in questo quartiere ghetto ai margini della città, respinsero con forza questo nome, ribattezzandolo a loro volta "Baia del Re", ovvero il nome base di partenza della tragica spedizione Nobile al Polo Nord. Un gesto che può essere facilmente letto come: "siamo italiani, non fascisti", come gli abitanti dimostrarono resistendo ai tedeschi durante la guerra, con l'antifascismo durante le lotte partigiane e dei tragici giorni delle vittoriose insurrezioni che portarono alla Liberazione.
Un quartiere che fu protagonista nel dare un notevole contributo alla Resistenza, nella lotta contro il nazifascismo, pagato al costo di tante vite dei suoi giovani ragazzi che intrapresero la via dei monti e di quelle valli dove i nazisti in fuga con la collaborazione dei fascisti, mietevano vittime fra i partigiani.
Questo risulta evidente a chi camminando oggi per le vie del quartiere Stadera volge lo sguardo sul gran numero di lapidi disseminate nelle sue vie. Si contano anche numerosi supporti per la bandiera nazionale che ogni ricorrenza del 25 aprile, commemora la Liberazione, a dimostrazione di un certo spirito patriottico, quello che nonostante i gravi rischi spinse gli abitanti a lottare contro i tedeschi invasori, a lottare contro i fascisti in seguito ed infine nella lotta di classe per i diritti dei lavoratori.
Il quartiere Stadera fu senza dubbio uno dei più attivi protagonisti nella città di Milano che da 'culla del fascismo' divenne la 'Capitale della Resistenza' soprattutto per merito della classe operaia.