Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- via Anton Giulio Barrili 9
- CAP:
- 20141
- Latitudine:
- 45.433981783596
- Longitudine:
- 9.1758000944427
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Parete esterna del palazzo dove Bruno abitò, a destra del cancello di ingresso.
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- Informazione non reperita
- Stato di conservazione:
- Insufficiente
- Ente preposto alla conservazione:
- Informazione non reperita
- Notizie e contestualizzazione storica:
-
- Bruno Biraghi nacque il 27 dicembre 1928 a Milano.
Lavorò come operaio presso la ditta OLAP (Officine Lombarde Apparecchi di Precisione), una fabbrica del gruppo Siemens la cui sede era tra piazza Piola e piazza Leonardo da Vinci (nelle vicinanze di via Spinoza 4 dove vi fu una lapide in memoria di Bruno).
Si unì alla 52a Brigata Garibaldi che il 12 (o 13) settembre 1944 sferrò l’assalto contro le truppe nazifasciste che in località Crebbia, presidiavano Gravellona Toce.
Sotto i colpi di quel combattimento, Bruno Biraghi di soli 16 anni, perse la vita insieme a Franco Ferraris e Luigi Bertani (o Bertini) della seconda divisione garibaldina Redi.
La testimonianza di Virginio Gallazzi in Gli archivi della Resistenza aggiunge che Bruno Biraghi entrò nella creazione partigiana "Repubblica dell'Ossola", durata soltanto quaranta giorni, col compito di impedire o almeno ostacolare, rallentare, l'arrivo nelle valli dei nazi-fascisti provenienti da Novara e Milano.
Il numero di uomini, la quantità di armi e la loro efficacia, permise ai fascisti ed ai tedeschi di avere il sopravvento su molte formazioni che avrebbero dovuto fermarli, perché a causa delle gravissime perdite dovettero ritirarsi sempre più in alto.
Bruno Biraghi (vedi fonti: Un quartiere operaio nella Resistenza) «Era un ragazzo sull'uno e novanta con una forza prodigiosa, ma estremamente semplice e buono. Per la sua statura eccezionale e per il suo aspetto maturo richiamò l'attenzione di alcuni sgherri della milizia fascista che bivaccavano nelle scuole di via Palmieri e che - con lusinghe e minacce - volevano indurlo ad arruolarsi. Questo ragazzo, questo gigante buono che aveva già in sé la dignità di un uomo, decise allora di fuggire sulle montagne del novarese e di unirsi alle formazioni partigiane che operavano in quella zona»
Bruno Biraghi è ricordato anche in:
- Memoriale ai partigiani di Novara
- ai Caduti per la Libertà – Loggia dei Mercanti – Milano
- ai Caduti per la Libertà – Cimitero Maggiore – Milano
ed una lapide in via Spinoza 4 (forse rimossa)
Egli oggi riposa nel Campo della Gloria, presso il cippo 151 (vedi galleria)
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FONTI:
- Digitami-Gli archivi della Resistenza : Bruno Biraghi
- TWBlio: Biraghi Bruno
- TWblio: lapidi in zona 3
- A.N.P.I. Municipio 5
- CasaleCorteCerro
- Archivi della resistenza
- Wikipedia: I municipi di Milano
- Bruno Biraghi nacque il 27 dicembre 1928 a Milano.
Contenuti
- Iscrizioni:
QUESTA LAPIDE RICORDA IL GARIBALDINO
BIRAGHI BRUNO
CHE IMMOLO' LA SUA GIOVINEZZA
COMBATTENDO CONTRO I NAZI-FASCISTI
N. 27-11-1928 GRAVELLONA TOCE 12-9-1944
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Nel giugno del 2023 le quattro borchie sono assenti, ma le tracce dei loro ossidi hanno intaccato il marmo.
La lastra presenta vistose tracce di stuccatura in prossimità dell'angolo inferiore destro che danno la netta impressione che la lastra sia spezzata.
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IL QUARTIERE STADERA
La zona municipale 15 di Milano comprende i quartieri: Porta Vigentina-Porta Lodovica, Ticinese-Conca del Naviglio, Scalo Romana, Chiaravalle, Morivione, Vigentino-Fatima, Quintosole, Ronchetto delle Rane, Gratosoglio-Missaglia-Terrazze, Stadera-Chiesa Rossa-Torretta-Conca Fallata, Tibaldi, Parco delle Abbazie, Parco dei Navigli, Cantalupa.
Il quartiere Stadera che dagli anni '70 del '900 è parte del Municipio 15 di Milano, nacque agli inizi degli anni '30 del '900.
Prese il nome dall'omonimo strumento per la pesa delle merci che anticamente era posto in un cascina prossima all'ingresso delle merci nella cerchia di Milano: una specie di dazio.
Il regime fascista battezzò questo quartiere "Quartiere XXVIII Ottobre" in ricordo della "marcia su Roma", ma buona parte dei lavoratori e degli abitanti confinati in questo quartiere ghetto ai margini della città, respinsero con forza questo nome, ribattezzandolo a loro volta "Baia del Re", ovvero il nome base di partenza della tragica spedizione Nobile al Polo Nord. Un gesto che può essere facilmente letto come: "siamo italiani, non fascisti", come gli abitanti dimostrarono resistendo ai tedeschi durante la guerra, con l'antifascismo durante le lotte partigiane e dei tragici giorni delle vittoriose insurrezioni che portarono alla Liberazione.
Un quartiere che fu protagonista nel dare un notevole contributo alla Resistenza, nella lotta contro il nazifascismo, pagato al costo di tante vite dei suoi giovani ragazzi che intrapresero la via dei monti e di quelle valli dove i nazisti in fuga con la collaborazione dei fascisti, mietevano vittime fra i partigiani.
Questo risulta evidente a chi camminando oggi per le vie del quartiere Stadera volge lo sguardo sul gran numero di lapidi disseminate nelle sue vie. Si contano anche numerosi supporti per la bandiera nazionale che ogni ricorrenza del 25 aprile, commemora la Liberazione, a dimostrazione di un certo spirito patriottico, quello che nonostante i gravi rischi spinse gli abitanti a lottare contro i tedeschi invasori, a lottare contro i fascisti in seguito ed infine nella lotta di classe per i diritti dei lavoratori.
Il quartiere Stadera fu senza dubbio uno dei più attivi protagonisti nella città di Milano che da 'culla del fascismo' divenne la 'Capitale della Resistenza' soprattutto per merito della classe operaia.
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NOVARA
La città di Novara merita un grande ringraziamento per aver accolto come "SUOI PARTIGIANI" anche i numerosissimi caduti che provennero da altre località.
In quel tremendo periodo in molti accorsero in Val d'Ossola, in Valle Anzasca, in Valgrande ed in molte altre località prese d'assalto dai tremendi "Rastrellamenti del 1944" operati dai nazifascisti.
Molti accorsero richiamati dal sentimento patriottico che non poteva soggiacere alla prepotenza nazifascista, ed in molti lo fecero per non accettare il richiamo alla leva imposto della RSI.
Essi si organizzarono in numerosi gruppi partigiani che difesero quelle terre combattendo e morendovi.
Provenivano da un po' tutto il nord Italia, ma il maggior numero dalla Lombardia ed in particolare da Milano, sottoposta ad un pesante attacco dei nazifascisti.
Dopo la Liberazione i corpi dei caduti, furono in gran parte trasferiti ai rispettivi comuni di residenza, altri invece giacciono ancora sui monti, alcuni senza un segno, in punti non noti.
Ma tutti o quasi i caduti novaresi e non, sono elencati sulle lastre di questo grande memoriale di Novara che li unisce definendoli amorevolmente e senza distinzione "SUOI PARTIGIANI".