52005 - Lastra in ricordo della strage del 15 novembre 1943 in corso Martiri 2 – Ferrara

La lapide è posizionata lungo il muretto che cinge il fossato del castello e ricorda alcune delle persone che durante la “lunga notte del ’43” sono state fucilate.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Corso Martiri della Libertà- Ferrara (FE)
CAP:
44121
Latitudine:
44.83719535319672
Longitudine:
11.620056644809324

Informazioni

Luogo di collocazione:
muro di cinta del fossato del castello estense
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lapide in marmo bianco, con iscrizione incisa e dipinta di nero, posta sul muro di cinta del castello.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
La lapide è stata posta in ricordo di alcune persone che nella notte del 15 novembre 1943 sono state fucilate durante una rappresaglia per vendicare la morte del federale fascista Iginio Ghisellini.
Dopo la scoperta del cadavere, a Castel d'Argile mentre si stava recando alla propria abitazione a Casumaro di Cento.
Un testimone, Pancaldi Giorgio, riporta nell'intervista consegnata, che alle 7,30 del 15 Novembre 1943, in una mattina fredda e nebbiosa, i cadaveri erano stesi di fianco al muro che circonda il Castello Estense e i militi delle brigate nere facevano vigilanza e impedivano a chiunque di avvicinarsi alle salme. Corso Roma in direzione Piazza del Duomo era interrotta da dette brigate ed i numerosi cittadini ferraresi sostavano osservando l'accaduto in silenzio.

Contenuti

Iscrizioni:
QUI CADUTI PER LA LIBERTA'
COLAGRANDE AVV. PASQUALE
PIAZZI AVV. GIULIO
TEGLIO AVV. UGO
VITA FINZI ALBERTO

Emilio Arlotti, 60 anni
Senatore. Dopo la caduta del fascismo, si era ritirato dalla vita politica e si era rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Sospetti e diffidenze erano stati manifestati nei suoi confronti e aveva subito diverse perquisizioni nelle sue residenze di Ferrara e di Zocca.
Considerato un traditore del fascismo era stato arrestato nella notte del 14 novembre e portato al muretto del Castello. Pare che in quella stessa tragica notte a chi lo accusava di tradimento abbia risposto: traditore o meno, io ho, nella vita, ragionato con la mia testa. È chiaro: io divido gli uomini in buoni e cattivi. Credo di aver fatto del bene al prossimo. Se non sarò trattato in conformità, mi rassegnerò.
(Dalla testimonianza dell’avv. Giuseppe Longhi, uno degli arrestati di quella notte).

VIttore e Mario Hanau, 52 e 31 anni
Di religione ebraica, erano commercianti di pellami, con bottega in via Canonica. Durante un perquisizione nella loro casa era stato rinvenuto un libretto di conto corrente dal quale era stato staccato un assegno di L. 50.000 in favore del movimento “Italia Libera”.
Questa offerta doveva essere devoluta all’assistenza dei cittadini ferraresi di religione ebraica che erano stati catturati nel pomeriggio del 7 ottobre 1943.
Arrestati nella notte fra il 14 e il 15 novembre, vennero fucilati presso il muretto di Castello Estense. Caddero affianco l’uno all’altro, così come si trovavano sul lavoro ogni giorno.

Cinzio Belletti, 21 anni
Operaio. All’alba del 15 novembre passava in bicicletta nei pressi del Castello per tornare a casa, dopo aver finito il suo turno di lavoro come manovale avventizio presso le Ferrovie dello Stato. Inseguito dagli squadristi che gli avevano intimato l’alt, fu ucciso a fianco dell’Auditorium Comunale in via Boldini, forse per eliminare uno scomodo testimone.

Giulio Piazzi, 45 anni
Avvocato. Per non essere costretto ad aderire al Partito Fascista rinunciò alla carica di Vice Pretore Onorario.
Aderì al movimento Giustizia e Libertà e si iscrisse al Partito Socialista. Con l’amico Adolfo Bianconi aveva impiantato una minitipografia clandestina nel retro di una bottega di via Mazzini. Sorpreso a stampare materiale contro il regime venne arrestato nella primavera del 1943. Liberato il 25 luglio, venne di nuovo catturato il 7 ottobre.
Era quindi detenuto quando venne portato la notte del 14 novembre presso il muretto del Castello per essere fucilato.

Gerolamo Savonuzzi, 58 anni
Ingegnere Capo del Comune. Professionista preparatissimo e dinamico, era da sempre iscritto al Partito Socialista. Nel 1920 era stato nominato Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Ferrara. Durante il fascismo, nonostante la sua iscrizione al Partito Socialista, si era classificato primo nella terna in concorso nazionale per la carica di Ingegnere capo del Comune. L’appartenenza al partito fu probabilmente la causa del suo arresto alle prime ore dell’alba del 15 novembre e della sua uccisione insieme ad Arturo Torboli presso i Rampari di San Giorgio.

Ugo Teglio, 40 anni
Avvocato. Figlio del preside del Liceo “Ariosto”, Emilio Teglio, che era stato cacciato, nel 1938, dalla scuola dopo la promulgazione delle leggi razziali. All’inizio della vita professionale aveva lavorato nello studio dell’on. Mario Cavallari, noto esponente socialista. Anch’egli aveva aderito al Partito Socialista e aveva avuto contatti con importanti esponenti dell’antifascismo, come Bruno Buozzi e Giuseppe Romito e con il movimento Giustizia e Libertà. Per questa attività fu condannato al confino nel 1940. Tornato a Ferrara, venne catturato con il dott. Colagrande e l’avv. Giulio Piazzi il 7 ottobre 1943 e portato nelle carceri di via Piangipane, dove venne prelevato all’alba del 15 novembre e fucilato presso il muretto.

Arturo Torboli, 46 anni
Capo dell’Ufficio ragioneria del Comune di Ferrara. Funzionario integerrimo, capace e scrupoloso contro ogni forma di favoritismo. Dopo il 25 luglio 1943 ebbe l’incarico dal Prefetto Federico Solimena di liquidare enti ed amministrazioni di germinazione fascista. Probabilmente questo fatto contribuì a farlo arrestare nelle prime ore del mattino del 15 novembre. Fu fucilato insieme all’ing. Savonuzzi sulle mura nei pressi dei Rampari di San Giorgio.

Alberto Vita Finzi, 55 anni
Padre di 6 figli. Rappresentante di Commercio molto conosciuto in città, infatti il centro della sua attività era la piazza, il listone. Si racconta che, crollato il regime fascista, avesse espresso pubblicamente il suo sollievo e questa fu forse l’accusa che lo portò ad essere ucciso presso il muretto di Castello Estense all’alba del 15 novembre.

Pasquale Colagrande, 32 anni
Magistrato del Re. Nato all’Aquila, occupava presso la Procura di Ferrara il delicato Ufficio di Sostituto. Magistrato colto e sensibile, crollato il regime fascista, dopo il 25 luglio liberò immediatamente i detenuti politici recandosi di persona dal Direttore del carcere col l’ordine di rilascio. Si era iscritto al Partito d’Azione nel 1942. Arrestato nel pomeriggio del 7 ottobre 1943, venne prelevato dalle carceri all’alba del 15 novembre e fucilato presso il muretto del Castello. Prima di cadere pronunciò l’ultima condanna contro la violenza gridando: "Assassini!"

Mario Zanatta, 30 anni
Avvocato. Esponente del Partito d’Azione, aveva partecipato in qualità di fiduciario dello stesso partito a convegni di carattere nazionale. Alla fine di settembre 1943, nel suo studio ebbe luogo il famoso incontro fra esponenti dell’antifascismo (l’ing. Cesare Monti per i Liberali, l’avv. Ugo Teglio per i Socialisti, l’avv Giuseppe Longhi per gli Indipendenti) con il commissario della Federazione del Partito Fascista Repubblicano: Igino Ghisellini. Probabilmente la partecipazione a quell’incontro segnò la sua condanna a morte, presso il muretto del Castello Estense all’alba del 15 novembre 1943.
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
La lapide è in uno stato di conservazione ottimo, le iscrizioni sono tutte ben leggibili e riteniamo che la posizione nel muro di cinta del castello ne favorisca la visione e la lettura.

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