Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Piazza Bianca, Via Lungomare Bucalo
- CAP:
- 98028
- Latitudine:
- 37.95095080000001
- Longitudine:
- 15.373942299999953
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Piazzetta area verde
- Data di collocazione:
- 2001- 2002
- Materiali (Generico):
- Bronzo, Laterizio, Marmo, Pietra
- Materiali (Dettaglio):
- Basamento a gradoni e scultura libro in marmo bianco.
Statua in bronzo a fusione.
Basamento della statua in pietra.
- Stato di conservazione:
- Sufficiente
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di S.Teresa di Riva
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Il monumento ne sostituisce uno distrutto in precedenza di cui restano le testimonianze. Nel 1924 si era costituito un comitato per la realizzazione di un monumento ai caduti , come si ricava da ASM, Fondo Prefettura, Busta n.479, fasc. "Ex-Comitato per il monumento ai caduti in S.Teresa di Riva". Negli anni '50, un secondo comitato, impegnato nella raccolta fondi, come si evince da "Notiziario di Messina", VIII, 30, 24 dicembre 1950, pag.6. In realtà, il monumento fu realizzato con fondi comunali( Giunta Municipale n.37 del 28 febbraio 1953), su progetto dell'ingegnere Giuseppe Trimarchi. Dalla testimonianza degli elaborati progettuali e di alcune foto d'epoca, il monumento era costituito da una grande stele, realizzata secondo i canoni tradizionali, recante una grande scritta: DULCE ET DECORUM EST PRO PATRIA MORI. Il monumento fu demolito intorno al 1985 per la realizzazione della nuova Piazza Municipio.
L'attuale statua è stata realizzata dall'artista Ettore Giulio Resta e dalla Fonderia Artistica "Vulcano" di Mazzara del Vallo.
Notizie sulla Fonderia Vulcano, realizzatrice della Statua
Si trova a Mazara del Vallo una delle due uniche fonderie artistiche presenti in provincia di Trapani; titolare Biagio Foderà. Si occupa della realizzazione di opere scultoree principalmente in bronzo. Tutto ha inizio con il lavoro dell'artista-autore, che si occupa di fornire alla Fonderia un primo "modello" della sua opera, in argilla.
Dalle mani dell'artista passa sotto quelle esperte degli operai della fonderia, i co-autori dell'opera, che si occupano di realizzare materialmente la scultura, rispettando il lavoro dell'artista nei minimi dettagli.
Molte delle opere commissionate alla Fonderia Vulcano, anche da parte dell'Assessorato dei Beni Culturali, abbelliscono numerosissime chiese, santuari, edifici importanti e scuole della provincia di Trapani e dintorni: dall'imponente portone bronzeo della chiesa della Madonna del Paradiso di Mazara del Vallo, al busto commemorativo di Pio La Torre, direttamente realizzato su commissione del presidente della Repubblica Mattarella ed esposto presso la sede della facoltà di Giurisprudenza dell'università di Palermo.
La fonderia è gestita dal signor Biagio Foderà; essa gode della collaborazione del professor Domenico Signorello, insegnante di arte della fusione, discipline plastiche e responsabile del laboratorio d'arte presso il Liceo Artistico di Mazara del Vallo, di quella di Vito Rosella, che si occupa del comparto tecnico, oltre che degli studenti all'Accademia delle belle arti di Palermo.
Il professor Signorello descrive dettagliatamente il lavoro svolto in Fonderia, sottolineando che il processo di realizzazione delle opere bronzee rispecchia quasi del tutto quello originariamente adottato in epoca greca e latina, discostandosi solamente per pochi passaggi, i più difficoltosi, che oggi sono agevolati dall'utilizzo di macchinari elettronici. Viene fornito un primo modello in cera, dall'autore-artista, che poi viene lavorato attraverso il metodo di fusione a cera persa, uno dei metodi di lavorazione del bronzo più vicini alla tradizione, la stessa tecnica impiegata dalle antiche civiltà greche e latine, anche, ad esempio, per la realizzazione del Satiro Danzante, la famosa statua bronzea rinvenuta dal peschereccio Capitan Ciccio nel luglio del 1997, esposta attualmente presso il museo del Satiro di Mazara del Vallo. Successivamente, alla struttura base rivestita in cera vengono collegati una serie di canne di bambù, detti sfiatatoi, e su questa struttura viene steso un secondo strato di cera. Il modello viene successivamente cotto a fuoco lento, di modo che dagli sfiatatoi coli via tutta la cera. Quindi il fuoco, bruciando, permette la creazione di una vera e propria intercapedine, all'interno della quale sarà colato il bronzo fuso. Il forno cuoce a quasi 800 gradi centigradi, di modo che l'impasto elimini l'acqua in eccesso. Quando la massa si raffredda viene estratta dal forno. Si tratta comunque di un processo che ha una durata media di 90 ore, perché bisogna attendere che tutta l'acqua evapori. Quando la cera termina di bruciare, le fiamme si spengono, non avendo più carburante.
Contenuti
- Iscrizioni:
- Scultura Libro:
Parte esterna sinistra:
La città
di
Santa Teresa
di Riva
ai caduti
Parte esterna destra:
Eterne Odi
nel grande libro
della morte
l’essere umano
è ben piccola
cosa
Parte interna pagina sinistra:
Siamo vissuti
anche noi
e siamo morti
per un vostro
vivere migliore
Parte interna pagina destra:
Udii un lacerante sibilo
un boato un tremore;
il mondo mi ruotò intorno
allo stramazzare
non vidi più i miei simili
stetti in ascolto,
ma tutto fu silenzio!
- Simboli:
- La scultura dietro la statua rappresenta un libro della memoria dove sono impresse le parole di un soldato morente sul campo di battaglia.
Il soldato con il piede calpesta una canna di cannone a rappresentare la speranza che non ci siano più guerre.
Altro
- Osservazioni personali:
- Le notizie storiche sul monumento sono state tratte da " Memorie della Grande Guerra - Monumenti ai caduti della provincia di Messina" a cura di L.Giacobbe, edizioni Di Nicolò, 2016.
Il monumento non versa in perfette condizioni, alcuni punti risultano deturpati da scritte con il pennarello. Visto il suo grado di abbandono, nel 2011 il monumento è stato adottato dal Sig. Vincenzo Lo Schiavo, allora ottantenne, ultimo reduce di una famiglia di combattenti, tutti deceduti in guerra. Il Sig. Lo Schiavo ha provveduto personalmente alla ripulitura del monumento nel rispetto della memoria di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà. Vincenzo Lo Schiavo è morto il 24 dicembre del 2011 dopo avere raggiunto lo scopo per il quale ha vissuto questi anni di vecchiaia: Il 24 settembre l’amministrazione comunale ha intitolato una via del quartiere Porto Salvo, dove la famiglia Lo Schiavo ha vissuto, ai Fratelli Lo Schiavo, riparando ad un torto che venne fatto loro negli anni ’80 quando venne cancellata l’intitolazione del Lungomare, per via di un errore burocratico. Vincenzo si è battuto affinché i suoi fratelli venissero ricordati anche nella sua città. Così è stato grazie all’interessamento del vice sindaco Pippo Lombardo ed alla volontà del sindaco Alberto Morabito ed il Lions Club di Santa Teresa di Riva. La famiglia Lo Schiavo era originaria di Casalvecchio Il padre Domenico, mentre la madre Carmela Rigano era di Misserio) e nel 1911 si stabilì a Santa Teresa di Riva: erano nove i figli. Quattro morirono in guerra. Antonio, pilota da caccia morì nel cielo di Napoli a 27 anni, più volte decorato al valore militare sul campo, fu insignito della medaglia d’oro alla memoria; Lucio, marinaio, morì a Valona in Albania sulla nave ospedale Po, a 25 anni; Carmelo, marinaio, morì sull’incrociatore Pola a 24 anni; Francesco, marinaio, 20 anni, dichiarato disperso.