Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Milano, 12
- CAP:
- 25048
- Latitudine:
- 46.127028
- Longitudine:
- 10.353287
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Nel cortile della Chiesa
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Marmo, Pietra
- Materiali (Dettaglio):
- La colonna è di pietra e le lastre in marmo.
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- Informazione non reperita
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Oltre ai Caduti e ai dispersi in guerra, il monumento riporta anche il nome di Giacomo Mottinelli, vittima civile. Egli nacque a Garda nella contrada dei «Braghete» il 20 gennaio 1927 da Andrea e Teresa. Secondogenito di sei fratelli, trascorse la sua adolescenza aiutando la famiglia contadina. Le condizioni economiche della popolazione, già difficili a quei tempi, precipitarono con l’avvento della guerra.
Nel 1944, il primogenito venne chiamato alle armi, da qui, la necessità di un sostentamento alla famiglia, portò Giacomo a trovarsi un’occupazione presso la polveriera di Sonico.
Nell’estate dello stesso anno, Giacomo entrò a far parte della 54esima Brigata Garibaldi. Grazie al suo lavoro, riuscì a trafugare informazioni e materiale bellico, passandolo al suo gruppo partigiano. Scoperto, nell’autunno del ’44, venne arrestato davanti alla polveriera di Sonico e rinchiuso presso il comando di Edolo.
A gennaio, venne trasferito nel campo di Bolzano, dove compì i suoi 18 anni, e da qui, ammassato su un carro bestiame, partì per un capolinea: Mauthausen. Arrivò il 4 febbraio, matricola 126304, mestiere dichiarato scalpellino, destinazione Gusen.
Nel campo di Gusen, classificato tra i peggiori campi di sterminio, la vita di un deportato non durava più di 4 mesi. I detenuti erano costretti a lavorare per la realizzazione di gallerie, praticamente al buio, senza un ricambio d’aria, seviziati per ogni ordine non capito o non svolto nei tempi imposti. Venivano rifocillati con mezzo litro di brodaglia per ogni pasto (da loro definita «zuppa»), e un chilo di pane al giorno, fatto con castagne e segatura, ogni 24 uomini. Estenuanti erano gli appelli all’aperto, che potevano durare ore prima di rientrare nelle baracche, con temperature che potevano arrivare a -20° e con addosso misere divise da carcerati. Dormivano su pagliericci larghi 80 centimetri, sui quali dovevano trovar posto tre deportati. Per chi si ammalava, spesso l’unica cura era un’iniezione di benzina. Oltre alle violenze fisiche, erano costretti a subire violenze psicologiche, costantemente minacciati dai sadici «kapò», che indicavano, come unica via d’uscita da quell’inferno, gli imponenti camini dei crematori, che giorno e notte spargevano ceneri di corpi già consumati dalla fame e dalle fatiche.
Il 4 maggio, ormai sfinito, Giacomo venne gettato su una catasta di cadaveri. Dopo un attimo di torpore, ebbe la forza di rialzarsi e morì sulla porta della baracca che per 3 mesi fu casa e speranza, galera e tomba. Il giorno seguente, 5 maggio 1945, le truppe alleate americane, liberarono il campo.
Contenuti
- Iscrizioni:
- sulla lastra:
GARDA AI SUOI CADUTI
GUERRA 1915 1918
Fanetti Lorenzo, Mottinelli Domenico, Piccinelli Lorenzo, Gulberti Pietro, Fanetti Giovanni,
Foini Michele, Casarotti Benedetto, Gelmi Giacomo.
DISPERSI
Foini Domenico, Piccinelli Lorenzo.
(restaurato nel 1987)
GUERRA 1940 1945
Benettolo Pietro, Ipucha Ettore;
DISPERSI IN RUSSIA
Frizza Emilio,Frizza Lorenzo;
VITTIME CIVILI
Frizza Luigi, Mottinelli Giacomo
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Informazione non reperita