6593 - Monumento ai Caduti di Varese

Il monumento ai Caduti di Varese in tutte le guerre fu realizzato da Enrico Butti e  inaugurato fra il 1923 e il 1925.  Si tratta di un’opera imponente per concezione e per dimensioni ed è costituito da un grandioso gruppo figurativo in bronzo attorno a tre   soggetti principali:  la figura centrale, ritta ed eroica, di un milite nudo, simbolo di forza e di virtù, con un elmetto moderno e lo scudo romano; un cavallo lanciato al galoppo verso il nemico e una leggiadra figura femminile, in equilibrio precario sulla groppa dell’animale, nel gesto di porgere una corona di alloro, simbolo della gloria, verso il soldato. Sotto la base del monumento c’è una cappella  chiusa, anch’essa opera di Butti. L’opera è stata oggetto di opinioni contrastanti: lodi entusiastiche o aspre critiche.

NOTA STAFF PIETRE: Questo monumento è stato censito dalle scuole Silvio Pellico, Liceo Classico Varese, Ipc Einaudi Varese nell’ambito del concorso Esploratori della Memoria

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza della Repubblica, 25
CAP:
21100
Latitudine:
45.8149375
Longitudine:
8.8281875

Informazioni

Luogo di collocazione:
In una piazza, lato strada.
Data di collocazione:
Fra il 1923 e il 1925
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Basamento in marmo e mattoni con dettagli in bronzo.
Gruppo figurativo in bronzo.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Varese
Notizie e contestualizzazione storica:
Dalla «Cronaca Prealpina», 23 maggio 1923:
«Varese ieri ha scritto una pagina indimenticabile, salutando nel Principe Umberto di Savoia la giovinezza rifiorente d’Italia, e dando a questo saluto tale fervido entusiasmo, tale sentimento di possente amore, tale grandiosità spontanea, da dimostrare quale alto e magnifico significato di italianità abbia voluto imprimere alla manifestazione. Tutto il Popolo di Varese era accorso per le vie e sulle piazza, aveva affollato i balconi, le finestre e persino i tetti, per gridare il suo saluto all’Ospite Augusto. Ogni casa era adornata; ogni finestra presentava una bandiera; ogni balcone recava un drappo, ogni casa lanciava il suo grido di patriottismo. Su, in alto, sull’asta del Campanile, garriva al vento un grandioso drappo tricolore, adornato da un fascio littorio. In Piazza XX settembre si lavora intanto indefessamente. Sull’apposito palco costruito e che fronteggia in gran parte il basamento e ricoperto di tela, è stato steso il tappeto nel luogo in cui il Principe dovrà porsi.»
Il principe ereditario Umberto di Savoia era giunto a Varese per porre la prima pietra del monumento ai caduti della Grande guerra. Tre anni prima, un apposito Comitato cittadino si era fatto promotore dell’opera. La proposta di erigere un monumento ai Caduti della Grande guerra era stata discussa in Consiglio comunale il 25 settembre del 1920. L’opera sarebbe sorta in piazza XX settembre, davanti al teatro Politeama. Nella seduta del 2 ottobre successivo, il Consiglio comunale approvò il bozzetto dello scultore Enrico Butti. Le parole dello scultore, che illustrano il progetto, si legge nei verbali del Comune, «sono veramente, oltre che lapidarie, carducciane nel sentimento e nella poesia». Anche i socialisti presenti in Consiglio aderirono con commozione al disegno rappresentato dallo scultore, facendo tuttavia verbalizzare che «la guerra è stata combattuta dal popolo, non perché cercata, non perché di conquista, ma perché subita».
In questa stessa seduta, si passò poi alla approvazione dell’epigrafe che sarebbe stata apposta al monumento. Valutati diversi testi, fu approvato, con un solo voto contrario, quello proposto da Silvio Ardy e sollecitato dal Comitato promotore:
«Varese / nei ricordi del ’59 / educava i suoi figli all’amore sacro d’Italia / e nell’ultima guerra di redenzione / alla vittoria alla Patria alla gloria / Offriva / queste giovani vite / 1915-1918».
Il monumento, si legge negli atti del Comune, avrebbe dovuto «ispirarsi nel concetto e nelle epigrafi alla esaltazione del nuovo eroismo italiano, alimentato dai ricordi gloriosi del Risorgimento, e contenere i nomi di tutti i caduti appartenenti per nascita o per residenza al Comune di Varese».
Il Consiglio comunale approvò la proposta del Comitato, anche se non mancarono osservazioni circa la scelta del sito. La piazza XX settembre, fece notare un consigliere, era di modeste dimensioni per un’opera così importante. E infatti, non appena iniziarono i lavori, passato l’entusiasmo per la posa principesca della prima pietra, giunsero in Comune le prime lamentele. In più occasioni i titolari di esercizi commerciali che si affacciavano su piazza XX settembre si rivolsero al Comune, sostenendo che il monumento del Butti avrebbe oscurato le loro vetrine o reso difficile l’accesso ai locali per il carico e lo scarico delle merci. Fu sempre il Comitato a raccogliere i fondi necessari per la sua realizzazione, accogliendo anche contributi dal Comune e dal Commissario prefettizio. La spesa totale ammontò a lire 376.224,20. Il monumento venne quindi inaugurato nel 1925. Il clima politica era cambiato e presto l’opera del Butti sarebbe diventata tappa obbligata delle liturgie fasciste.
Quindici anni dopo, nel 1940, quando ormai l’Italia si preparava ad avventurarsi in un nuovo e sciagurato conflitto, il monumento ai Caduti traslocò dalla sua sede originaria. L’Italia dal 1936 vantava un Impero e i nuovi riti del fascismo reclamavano spazi imponenti per le oceaniche adunate di folla. Il 23 marzo del 1940, in occasione della nascita del movimento dei fasci di combattimento, a Varese fu inaugurata la nuova e gigantesca piazza Impero, in grado di accogliere, si legge sul quotidiano dell’epoca, sino a ventimila persone. «Sul luogo della scomparsa piazza Mercato – scrive la «Cronaca Prealpina» – il nuovo centro cittadino è stato progettato col criterio di devenire quasi un “Foro” per le grandi adunate e per le manifestazioni di popolo.»
Sul lato sud della piazza, in posizione sopraelevata, poteva ora troneggiare il monumento ai Caduti.
«Con fiero rito guerriero – leggiamo sul quotidiano varesino il 24 marzo del 1941 – la terra garibaldina ha celebrato l’annuale glorioso dei fasci. La piazza luminosa nereggiava d’una folla di camicie nere, di giovani della Gil e dei Guf, di donne fasciste, di reparti armati, di popolo.»
Il monumento del Butti, ancora per qualche anno, avrebbe continuato ad osservare le mobilitazioni di popolo richieste dal fascismo, le adunate di una folla «vibrante e concorde», come recitavano i giornali dell’epoca. E, molto presto, avrebbe dovuto registrare nuovi lutti, nuovi caduti, di una guerra ben più cruenta della precedente.

Contenuti

Iscrizioni:
Italiae gloria aeterni vivetis

MCMXXXX MCMXV
MCMXXXXV MCMXVIII

AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE
Simboli:
Il milite nudo porta con se' uno scudo e indossa un elmetto, la donna cinge tra le mani una corona d'alloro.

Altro

Osservazioni personali:
NOTA STAFF PIETRE: Questo monumento è stato censito dalle scuole Silvio Pellico, Liceo Classico Varese, Ipc Einaudi Varese nell'ambito del concorso Esploratori della Memoria

NOTA STAFF PIETRE/2 : SCHEDA AGGIORNATA IN DATA 12/11/2018

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