229332 - Lapide ai Partigiani Caduti – Domegge di Cadore (BL)

La lastra si trova in centro a Domegge di Cadore, davanti alla Chiesa, vicino al luogo dove persero la vita i tre partigiani a cui è dedicata, Duilo Cian, Renato de Bernardo “Ivan” e Loris Frescura “Folgore”, caduti durante la Resistenza in territorio cadorino. Loris Frescura il 23 ottobre 1944 si folgorò in una cabina elettrica per non farsi catturare dai nazisti, mentre Dulio Cian e Renato De Bernardo furono impiccati, davanti a tutta la popolazione, agli alberi del sagrato della Chiesa. La piazza venne poi rinominata ‘piazza dei Martiri’ in loro ricordo.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza dei Martiri
CAP:
32040
Latitudine:
46.458767009542
Longitudine:
12.416374798754

Informazioni

Luogo di collocazione:
Muro di fronte alla Chiesa.
Data di collocazione:
25 Aprile 2012
Materiali (Generico):
Pietra
Materiali (Dettaglio):
Le scritte sono state incise sulla lastra in pietra e dipinte con tinta scura.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
ANPI Sezione Cadore - Giovanna Zangrandi
Notizie e contestualizzazione storica:
La Resistenza in Cadore venne pianificata nel 1944, quando il veneziano Alessandro Gallo "Garbin" fu incaricato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Belluno, responsabile dell’organizzazione della Resistenza in provincia, di organizzare militarmente la zona cadorina. Il 25 aprile del 1944 si formò il primo gruppo partigiano, inizialmente composto da sei cadorini con a capo "Garbin", che decise di salire in montagna, presso l'attuale rifugio Tita Barba. Nei mesi successivi si ampliò e si costituì la Brigata Calvi, formata da tre Battaglioni: Striss, Cadore e Oberdan.
Il mese di ottobre del 1944 fu particolarmente difficile, la Brigata Calvi decise di ridistribuire le proprie forze in piccoli reparti, così da riuscire ad avere un controllo più capillare del territorio. I tedeschi proprio in quelle settimane, avevano rioccupato i paesi cadorini e i soldati con ancora maggiore violenza e brutalità cercarono di reprimere ogni iniziativa locale di resistenza. In questo contesto avvenne la morte dei tre partigiani in piazza a Domegge di Cadore, evento ricordato come uno dei più tragici accaduti in zona.
La morte dei tre partigiani fu causata da una spia russa infiltrata nella Brigata di nome Nicolai. Il giovane era stato fatto prigioniero dalla Brigata Calvi e detenuto presso il campo di concentramento di Pian dei Buoi (sopra Lozzo di Cadore), insieme agli altri 18 soldati catturati durante l’attacco partigiano al presidio tedesco di Vigo di Cadore. Secondo quanto raccontava venne fatto prigioniero dai tedeschi nei pressi di Kiev e in seguito costretto ad arruolarsi nel loro esercito, voleva però ribellarsi ai suoi oppressori e partecipare alla Resistenza. Venne per questo accolto all’interno della Brigata, dove entrò in contatto con alcuni membri di spicco come Renato de Bernardo "Ivan" e Loris Frescura "Folgore", ma anche con dei giovani simpatizzanti, come il sedicenne Duilio Cian, che ogni tanto si occupava di portare con la gerla del pane ai partigiani nascosti. Nicolai si dimostrò fedele e venne trattato come un amico, ma una volta raccolte le informazioni necessarie fece una delazione ai soldati tedeschi. Il paese di Domegge di Cadore il 23 ottobre 1944 venne accerchiato dai nazisti e tutti gli uomini furono prelevati dalle loro case e portati in piazza. Folgore, vice comandate del Battaglione Striss, cercò riparo dentro a una cabina dell'alta tensione, ma denunciato da una spia che lo vide nascondersi, fu individuato e quando i tedeschi aprirono la porta scelse di suicidarsi con gli elettrodi piuttosto che cadere nelle loro mani. Tra gli uomini presenti in piazza, il russo Nicolai, ora in divisa da SS, rivelando la sua vera natura, additò come partigiani Duilio Cian e Renato De Bernardo che furono catturati e imprigionati a Lozzo di Cadore. Il 25 ottobre vennero impiccati agli alberi posti sul sagrato della Chiesa davanti agli occhi inorriditi dei familiari e dei compaesani. Le loro spoglie giacciono nel cimitero del paese, poco distante.

Contenuti

Iscrizioni:
La Comunità di Domegge di Cadore ricorda, onora,
indica alle generazioni future il sacrificio di
DULLIO CIAN
RENATO DE BERNARDO (IVAN)
LORIS FRESCURA (FOLGORE)
martiri per la libertà della Patria, esempio della volontà
di edificare uno stato democratico.

23/25 ottobre 1944 25 aprile 2012
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Il partigiano Renato De Bernardo "Ivan", prima di colpire con un calcio il sostegno che aveva sotto ai piedi, gridò "Viva l'Italia Libera".

Così racconta i fatti di Domegge di Cadore la scrittrice e partigiana Giovanna Zangrandi "Anna" nella sua opera "I giorni veri":

"All’alba hanno accerchiata Domegge, tirato fuori e raccolto in piazza tutti gli uomini, casa per casa.
E si vide un pezzente che correva e gridava alle donne «nascondetemi, sono un partigiano», le donne non lo avevano mai veduto, hanno mangiata la foglia, lo cacciavano via.
S’è infilato nella soffitta di un fienile e guardava in giro tra le assi.
Folgore, il vicecomandante dello Striss, è uscito rapido per i vicoli, ha raggiunto quatto la cabina dell’alta tensione e si è nascosto là dentro: un tipo calmo e in gamba Folgore, già alpino in Grecia, paracadutista. È
abbastanza pratico di linee e di automatici, forse nella cabina isolata non vanno a frugare.
Dalla sua fessura nell’alto fienile quel pezzente ignoto ha visto la manovra di Folgore, corre ad avvisare le ss – era dei suoi, è ovvio.
Hanno accerchiata la cabina. Si avvicinano e squassano la porta. Folgore si è voltato, sente la porta che si spacca, dalle assi schiantate affiorano visi sotto le verdi bustine: Folgore ha preso in mano due elettrodi del duecentomila, in banda lo diceva sempre che si deve saper fare così per non parlare nelle torture, lo diceva ridendo.
Lo ha fatto."

"Gente che piange e occhi pazzi. Contro un muro, dietro schiene non vedo bene.
Si è sentito come cantare, l’inno di Mameli, anche questa beffa ci fanno?
Ma non è la radio… è la voce di Ivan, la potente voce di Ivan che sempre cantava da «primo» nei distaccamenti. Un colpo di frusta o che, più niente, solo voci lontane e soffiare qui, la gente, singhiozzi e pianto soffocato.
Mi sposto e lo vedo, è ancora vivo, deve essere su di un panchetto sul tavolo; dalla parte di là della piazza stanno impiccando Duilio Cian, il ragazzino portatore.
Ivan ha fatto segno con la mano che fa lui, ha già il laccio, quelli lo guardano un attimo perplessi, lenti a capire come sempre e Ivan, dritto, lancia un grido nella piazza: «Viva l’Italia libera!».
Ha dato un calcio al panchetto, è andato."

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