70146 - Pietra commemorativa voto di vittoria sul Monte Peglia

Questa è una pietra scolpita commemorativa inserita in una piccola cappella, adiacente al corpo che sorregge un’imponente croce, per ricordare un voto di vittoria ed il lavoro dei prigionieri di guerra austro-ungarici, che rimboschirono il Monte Peglia, su iniziativa del conte Eugenio Faina.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Ospedaletto
Indirizzo:
strada statale 317,5,05010 San Venanzo TR,Italia
CAP:
05010
Latitudine:
42.81490381394321
Longitudine:
12.210002839565277

Informazioni

Luogo di collocazione:
Ospedaletto
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra in marmo inserita in un muro in pietra facente parte di una piccola cappella, basamento di una croce in ferro battuto.
Stato di conservazione:
Insufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Regione dell'Umbria
Notizie e contestualizzazione storica:
Nei primi del '900 papa Leone XIII suggeri d'innalzare sulle cime più alte d'italia delle croci, per ricordare la presenza di Cristo sulla Terra. Nel 1901 fu elevata una croce sulla vetta del monte Peglia. La croce fu spostata sul monte adiacente nel 1955, per fare posto alle antenne della RAI. Lo spostamento avvenne sotto la guida di don Pio Basili, parroco di Ospedaletto, con i mezzi messi a disposizione dall'Opera del Duomo di Orvieto.
La lapide è inserita nella cappella adiacente al corpo che sorregge la croce: ricorda il lavoro di piantumazione del Peglia da parte dei prigionieri di guerra, appartenenti all'esercito austro-ungarico. Circa duecento soldati ungheresi vennero detenuti nel comune di S. Venanzo ed utilizzati per svolgere vari mestieri ed opere pubbliche: la lastra ricorda l'impianto artificiale a pino nero nella zona del monte Peglia. Il conte Eugenio Faina chiese di impiegare in questa attività i prigionieri: il conte era convinto dell'importanza della salvaguardia della montagna e credeva di rendere coltivabile la zona, arida e rocciosa, grazie alle proprietà acide dei pini, che avrebbero disgragato la roccia, nel giro di qualche decennio. I prigionieri assegnati al conte arrivarono ad Ospedaletto intorno all'aprile del 1916, e vi rimasero fino all'inizio del 1919. Il conte Eugenio Faina fu nominato Regio Commissario per i rimboschimenti; a capo del comando che sovrintendeva sui prigionieri c'era Ernesto Riina del 244° battaglione di Milizia Territoriale e successivamente il sottotenente Fedele Iannuccelli.
Fu impiegato circa un anno per preparare le buche per la messa a dimora delle piantine di pino nero ed un'altro anno per piantarle. In tutto vennero impiantati circa 650000 pini, provenienti dal Veneto, ancora dominato dall'Impero Austro-Ungarico: ciò fu possibile grazie alla mediazione della Croce Rossa ed al contributo del governo italiano. Oltre al pino nero vennero impiantati anche il cipresso e specie decidue, come orniello e frassino meridionale.

Informazioni tratte da:
- Relazione "Storia delle pinete del Peglia" di Carlo Venturini
- Archivio Storico del Comune di San Vito in Monte
- "San Venanzo dall'Unità d'Italia alla Repubblica. Catalogo della mostra storica per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. San Venanzo-Villa Faina 1 aprile-18 maggio 2011"

Contenuti

Iscrizioni:
IL MAGGIORE ...(PARTE NON LEGGIBILE)...
RESTAURO'
VOTO DI VITTORIA
CIRCONDO' DI BOSCO
PIANTATO
DA PRIGiONIERI DI GUERRA
MCMXV-XVIII
Simboli:
NON PRESENTI

Altro

Osservazioni personali:
La cappellina non ha più il tetto e sul muro perimetrale stanno crescendo erbacce. La lastra è in parte scheggiata.

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