258797 - Stele a Lanciaprima Mario – Teramo

Stele posta nel cimitero comunale sopra la tomba del partigiano Mario Lanciaprima fucilato dai tedeschi durante la battaglia di Bosco Martese, il primo scontro a fuoco in campo aperto tra le forze partigiane e le truppe nazifasciste.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Luigi Maria Pirelli
CAP:
64100
Latitudine:
42.669985017853
Longitudine:
13.734262009648

Informazioni

Luogo di collocazione:
Sezione del Cimitero comunale dedicata ai caduti in guerra.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
La stele è formata da una lastra di marmo grigio venato con l'iscrizione incisa e verniciata di nero.
La stele si trova al vertice di una recinzione rettangolare fatta di piccoli pilastrini e lastre squadrati dello stesso materiale.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Lanciaprima Mario nacque a Teramo il 30 ottobre 1924, figlio di Andrea e Lecori Rosa. Durante la Battaglia di Bosco Martese, che vide per la prima volta forze partigiane affrontare a viso aperto le truppe tedesche, il partigiano Mario Lanciaprima fu catturato presso il Mulino De Iacobis (avamposto partigiano sulla via per il Ceppo nel Comune di Torricella Sicura) la notte del 25 settembre 1943 e fu fucilato all’alba dello stesso giorno con altri quattro partigiani : Guido Belloni, Luigi De Iacobis, Gabriele Melozzi, Guido Palucci.

Il combattimento di Bosco Martese fu la prima battaglia delle forze partigiane contro le truppe nazifasciste in campo aperto. Fu anche uno dei pochissimi scontri, all’indomani dell’armistizio, che vide le forze partigiane sconfiggere le truppe tedesche. Centinaia di civili teramani, antifascisti, soldati italiani, prigionieri di guerra e internati stranieri vi presero parte e fu uno dei primi esempi dell’unità d’intenti internazionale indirizzata a liberare l’Italia e l’Europa dal nazifascismo. Nel settembre del 1943, centinaia di teramani raggiunsero Bosco Martese a oltre mille metri di altitudine per combattere i tedeschi. Una parte di essi fu indirizzata dal “Comitato insurrezionale” che si era costituito a Teramo dopo l’8 settembre, guidato dal medico antifascista Mario Capuani. Tra i militanti più attivi furono i comunisti guidati da Ercole Vincenzo Orsini e gli azionisti. Gli altri protagonisti furono alcuni dei militari che a Teramo si trovavano ancora nelle caserme. La decisione di salire in montagna fu presa dal capitano d’artiglieria Giovanni Lorenzini. In netto contrasto con gli ordini ricevuti dai suoi superiori, di non opporre resistenza in caso di attacco tedesco, Lorenzini iniziò a trasportare il materiale della sua batteria a Bosco Martese e quando, il 19 settembre, con i suoi uomini giunse sul posto trovò i fratelli antifascisti Felice e Antonio Rodomonti che vi si erano stabiliti. Tra il 20 e il 24 settembre si verificò un vero e proprio pellegrinaggio verso il Ceppo. Arrivarono anche più di un centinaio di stranieri, in gran parte inglesi e jugoslavi, ma anche statunitensi, canadesi, australiani, scozzesi, indiani e neozelandesi: tutti prigionieri di guerra e internati fuggiti dai campi di concentramento in provincia di Teramo (Nereto, Tossicia, Isola del Gran Sasso). In totale circa duemila uomini salirono in montagna motivati dalla volontà di combattere il nemico comune. Prese così corpo l’organizzazione militare, il cui comando fu affidato al capitano dei carabinieri Ettore Bianco. I militanti furono organizzati in tre compagnie: quella del Partito d’Azione, quella “Estera” e quella dei comunisti; comandate rispettivamente dall’avvocato Felice Mariano Franchi, dal tenente colonnello Dushan Matiyasevic e dal tenente di artiglieria Francesco Di Marco. Queste furono affiancate dalle formazioni Rodomonti e Ammazzalorso e da un Reparto Servizi comandato dal tenente colonnello Guido Taraschi. Il 25 settembre una colonna tedesca, composta da una trentina di camion, dopo aver attraversato Teramo fu indirizzata da un delatore verso il luogo dove erano concentrati i partigiani. Alle 12.30 ci fu la battaglia che durò circa tre ore. Furono almeno 50 i tedeschi uccisi, 5 i camion e 2 le autovetture distrutte. Sconfitti, i tedeschi si ritirarono, il comandate del battaglione tedesco Hartman fu fatto prigioniero e giustiziato perchè reo di aver trucidato cinque ostaggi partigiani (Guido Belloni, Luigi De Iacobis, Mario Lanciaprima, Gabriele Melozzi, Guido Palucci) fatti prigionieri nel primo mattino del 25 settembre al Mulino De Iacobis, avamposto partigiano sulla via per il Ceppo nel Comune di Torricella Sicura. Nei giorni successivi alla battaglia la rappresaglia nazista fu molto pesante, alla data del 26 settembre i tedeschi trucidarono 3 carabinieri e un militare nella località di Pascellata, Sella Ciarelli. Al mattino del 27 settembre il dottor Mario Capuani, capo politico della Resistenza teramana al pari di Ercole Vincenzo Orsini (successivamente entrambi decorati alla memoria con Medaglia d’Oro al Valor Militare), fu prelevato presso la propria abitazione, portato al Ceppo e, dopo pesanti torture, assassinato con un colpo di pistola alla nuca. Nello stesso giorno a Fonte Palumbo, nel Comune di Cortino, i tedeschi trucidarono altri cinque partigiani, fatti prigionieri a seguito di un blitz all’interno di un pubblico esercizio. Nel frattempo il grosso dei resistenti decise di organizzarsi in piccoli gruppi, denominate bande o formazioni partigiane, con a capo i comandanti Felice Rodomonti, Armando Ammazzalorso e Mario De Nigris, dando vita alla lotta di Liberazione che nel Teramano si protrasse per nove mesi fino alla data della Liberazione, il 14 giugno 1944 quando ci fu l’ingresso nella città di Teramo della formazione Rodomonti, il 15 seguì quella di Ammazzalorso. Le prime forze alleate entrarono a Teramo il 17 giugno 1944.

Fonti:
https://www.straginazifasciste.it
https://www.patriaindipendente.it

Contenuti

Iscrizioni:
APERTO A NUOVI IDEALI
QUANDO CHIARI VEDEVA MONDI A SE CREATI
RAUCA VOCE BARBARA UCCISE
TRA VOLTI AMATI
MARIO LANCIAPRIMA
PER MOSTRARE UNA TRACCIA DI GIUSTIZIA
PER INFONDERE NEL TUMULTO DEL FUOCO LA LIBERTA’
PER CANCELLARE CON MANO TURBATA LA PAURA
PARTIGIANO
INCOMINCIO’ IL SACRIFICIO DA BOSCO MARTESE
Simboli:
Sulla lastra è presente la fotoceramica ovale del partigiano caduto.

Altro

Osservazioni personali:
Mario Lanciaprima è anche ricordato nella pietra 59947 - Lastra ai partigiani caduti nel territorio di Teramo.

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